Tonya, Margot Robbie: “Ti capisco Tonya, so cosa provavi in quel momento”

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Chi la ferma più Margot Robbie, inclusa nel 2017 nella lista delle 100 persone più influenti al mondo dal settimanale Time? E nel 2018 è anche candidata all’Oscar come attrice protagonista per Tonya, biopic della pattinatrice americana Tonya Harding, accusata di aver cercato di azzoppare la sua connazionale ma rivale Nancy Kerrigan per vincere le Olimpiadi invernali del 1994.

Tonya
Tonya

È l’unica new entry nella cinquina dell’Oscar, circondata da un quartetto di colleghe veterane: Meryl Streep (21 nomination e 3 statuette), Frances McDormand (5 nomination e 1 Oscar), Saoirse Ronan (3 nomination), Sally Hawkins (2 nomination). E pensare che fino al 2013 Margot era completamente sconosciuta al di fuori del suo Paese, l’Australia. E oggi, Tonya non solo l’ha interpretato, ma perfino prodotto. Nelle sale italiane è uscito Vi presento Christopher Robin, ma lei ha già finito il thriller Terminal, il dramma storico Mary Queen of Scots, e il film d’azione Dreamland. E aspetta di girare il film di Quentin Tarantino su Charles Manson (sarà Sharon Tate), Marian (la storia di Lady Marian dopo la morte di Robin Hood) e ben quattro progetti nel ruolo di Harley Quinn: uno da sola, uno in coppia col suo innamorato Joker (Jared Leto) e due di gruppo: Suicide Squad 2 e Gotham City Sirens. E non ha rinunciato nemmeno a dare la voce alla coniglietta Flopsy Rabbit, sorella di Peter Rabbit, nel film live-action e Cgi tratto dai libri di Beatrix Potter. Con un’agenda del genere, non si capisce dove abbia trovato il tempo di sposarsi con Tom Ackerley, l’aiuto regista conosciuto sul set di Suite francese.

Suicide Squad
Suicide Squad

Conosceva la storia di Tonya Harding?
Quando successe lo scandalo avevo 4 anni. Ma con la mia casa di produzione Lucky Chap
ho sempre cercato storie al femminile, non troppo costose e originali. Quella di Tonya l’ho scoperta nella Black List 2016, la raccolta online dei migliori inediti dell’anno. A dirla tutta
pensavo che fosse una storia di finzione tanto gli avvenimenti erano bizzarri. Poi mi hanno spiegato che era tutto vero. Meglio, era ancora più rilevante…

Ha dovuto convincere Tonya Harding?
No, perché l’autore, Steven Rogers, aveva intervistato sia lei che il suo ex marito Jeff, e aveva il loro assenso. È stata molto disponibile considerando che il film raccontava le loro versioni diametralmente opposte. L’unica cosa su cui erano d’accordo era la pessima opinione comune su LaVona, la madre di Tonya.

Tonya
Tonya

Tonya è stata la cattiva o la vittima?
Non lo so e francamente non è importante. Non è un film sulla verità oggettiva, ma sulla sua percezione. Anche se ho poco in comune con lei, più volte mi è venuto da dire: «Ti capisco Tonya, so cosa provavi in quel determinato momento».

Che rapporto c’è fra lei attrice e produttrice? Sono la stessa persona oppure
dovremmo parlare di Dottor Margot e Mrs. Robbie?
Beh, usano due differenti parti del mio cervello. Ovviamente produrre ha un lato creativo, ma è preponderante il business, il che può contrastare con quello che tu desidereresti come artista. Su qualche set mi è capitato di chiedere di poter girar più riprese della stessa scena per riuscire a dare il meglio di me, ma il termine “straordinario” per un produttore indipendente è una parolaccia. Non ci sono mai abbastanza soldi, e c’è sempre l’incubo
degli effetti speciali in postproduzione. È stata una battaglia costante fra me e me, ma non mi è dispiaciuta. Avere dei limiti sul set aguzza l’ingegno, alcuni dei momenti più creativi del film sono scaturiti proprio dalla necessità.

Marco Giovannini

Continuate a leggere l’intervista sul numero di Marzo di Ciak