CONTROVENTO: LA RIVOLUZIONE DI APATOW

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L’universo di Judd Apatow ha un grande filo conduttore: l’amicizia. Sebbene a far parte di questo mondo siano diversi registi e sceneggiatori, tutti sono interessati alla descrizione dei numerosi aspetti che essa rivela. L’analisi di questo tipo di rapporti interpersonali riguarda, però, sempre persone dello stesso sesso. Se infatti diamo una prima occhiata alla produzione targata Apatow, notiamo che uomini e donne si pongono su due piani distanti, che esprimono una comprensione della realtà e della quotidianità in modo completamente diverso. L’amicizia è quasi sempre un rifugio, una coperta per ripararsi dal terrore di affrontare le incomprensioni, le conflittualità che possono scaturire da una relazione sentimentale. Un’oasi nella quale poter essere completamente se stessi, senza timore di abbandonarsi a regressioni infantili. Un’ancora di salvataggio, che talvolta può dover affrontare mareggiate in grado di metterne a repentaglio la stabilità. Anche nell’amicizia, come nell’amore, non mancano quegli aspetti romantici che rendono unico o irripetibile un rapporto, ma che possono pregiudicarne la consistenza.

 

LA GOLIARDIA: 40 ANNI VERGINE A MOLTO INCINTA

40 anni vergine (2005) e Molto Incinta (2007) - entrambi scritti e diretti dallo stesso Apatow – sono gli esempi dell’approccio più cameratesco e “bamboccione”. Nel primo esilarante film, Steve Carell interpreta il ruolo del commesso di un negozio di elettronica, che arriva alla bellezza di quarant’anni senza aver mai avuto un rapporto sessuale. D’altronde, è sempre stato troppo interessato a dipingere soldatini o a giocare ai videogame. Dopo aver involontariamente confessato la sua verginità, i suoi colleghi si adoperano in tutti i modi possibili per procurargli una donna. Ed è soltanto nel momento degli insegnamenti e dei consigli finalizzati al “rimorchio” che tra il protagonista Andy e i suoi colleghi s’instaura una relazione umana, e non più soltanto professionale. Per Andy i suoi colleghi diventano una bussola, un punto di riferimento e, a sua volta, egli diventa uno di loro, un amico su cui poter contare. Nel secondo, invece, la lente di ingrandimento è immediatamente posta su un gruppo di coinquilini nullafacenti, cannaioli e perdigiorno, che hanno come unica attività lavorativa la gestione di un sito che segnala i minuti e i secondi dei film in cui un’attrice mostra le proprie parti intime. Quando il ventiquattrenne Ben riceve la notizia che una ragazza con la quale ha trascorso una notte di passione (soprattutto alcolica) è rimasta incinta, gli amici si riveleranno un’ottima spalla su cui appoggiarsi e grazie alla quale poter “ridimensionare” l’accaduto. Anche in questo caso l’amicizia è una comunità, una confraternita in cui la goliardia va di pari passo con la solidarietà.

 

LA BROMANTIC COMEDY: STRAFUMATI E IN VIAGGIO CON UNA ROCKSTAR

Per quanto riguarda Strafumati (2008) di David Gordon Green e In viaggio con una rockstar (2010) di Nicholas Stoller si può parlare, a tutti gli effetti, di bromantic comedy. L’amicizia è descritta come un rapporto a due, che attraversa momenti di grandiosa condivisione e altri di drammatica crisi. Sia Green che Stoller partono da una situazione di convivenza forzata e sviluppano le dinamiche narrative concentrandosi sul graduale e sempre più intenso attaccamento che un protagonista prova nei confronti dell’altro. L’aspetto più interessante è che si tratta di personaggi che, in partenza, non potrebbero apparire più lontani. In Strafumati, Seth Rogen è un ufficiale giudiziario, mentre James Franco è un pusher che trascorre le giornate in casa a fumare spinelli e a guardare la televisione. In viaggio con una rockstar, invece, racconta del viaggio da Londra a Los Angeles del talent scout Jonah Hill, pragmatico e puntuale, per scortare il musicista Russell Brand, eccentrico e imprevedibile, impedendogli di perdersi tra droghe e litri di vodka, e garantire la sua presenza sul palco del Greek Theatre. In questi due casi, l’amicizia maschile è una vera e propria relazione sentimentale tra due eterosessuali, caratterizzata da fedeltà e gelosie, ripicche e riconciliazione.

 

IL CAPOLAVORO: SUPERBAD

Non è fuori luogo definire Superbad (2007) di Greg Mottola un autentico capolavoro del genere demenziale. L’adolescenza è lo specchio di un’esistenza in cui la trivialità è l’anticamera della sensibilità e delle prime difficoltà della vita. Il linguaggio utilizzato dai due protagonisti Seth e Evan (che non sono altro che i nomi degli sceneggiatori, Rogen e Goldberg) è un codice per riconoscersi, per condividersi e per proteggersi. Entrambi sono geeks, messi ai margini dal loro status sociale. Hanno la possibilità di riscattarsi quando il loro compagno Vogel, un vero disadattato, si procura una carta di identità falsa e, col nome di McLovin, si propone di comprare degli alcolici da portare a una festa organizzata della bellissima Jules (Emma Stone). Indimenticabile il finale, quando i due amici fraterni si separano per accompagnare le ragazze che hanno sempre desiderato a fare shopping, seppur tentennanti e timorosi di spezzare il legame indissolubile che li unisce.

 

LE INSIDIE DELL’AMICIZIA: FUNNY PEOPLE LE AMICHE DELLA SPOSA

In Funny PeopleÂì (2009), il terzo film da regista di Judd Apatow, per la prima volta i valori dell’amicizia vengono traditi o messi in discussione. Adam Sandler interpreta uno spigoloso attore di successo, che scopre di essere malato di leucemia. Assume Ira, giovane aspirante comico, per scrivergli quelli che crede siano i suoi ultimi testi. A differenza di tutte le altre opere “€œapatowiane”, il rapporto tra i due non prende mai il volo, anzi è sempre trattenuto, ostacolato da un sottile senso di invidia, costantemente percepibile. E anche i coinquilini di Ira non sono più i simpatici “cazzoni” di Molto incinta, ma sfidanti con i quali sentirsi in continua competizione. Può darsi che Funny People rimanga una parentesi nella celebrazione del mito dell’amicizia maschile del cinema di Apatow, ma potrebbe trattarsi anche di una spiazzante svolta, confermata da Le amiche della sposa (2011) di Paul Feig, seppur a sfondo femminile. La protagonista Annie (Kristen Wiig) viene nominata damigella d’onore per il matrimonio dalla sua migliore amica Lilian, ma le sue certezze cominciano a traballare quando fa la conoscenza di Helen, nuova amica di Lilian, completamente diversa da lei. Annie è imbranata e autoironica, mentre Lilian è perfettina, ricca, bella e pignola. Di nuovo, torna il tema della gelosia nei rapporti d’amicizia e, anche se il film è destinato a un rassicurante happy end, rimangono nella memoria le esplosioni di isteria di Annie, delusa dagli uomini e preoccupata di perdere l’esclusività del rapporto con la sua amica del cuore.

 

LE CONVENZIONI DELL’AMORE: QUESTI SONO I 40 UN DISASTRO DI RAGAZZA

L’amicizia è il terreno in cui l’universo di Apatow trova il modo migliore per esprimersi, in grado di rinnovare e riscrivere il genere comico-demenziale e destrutturare le dinamiche più classiche del genere sentimentale inteso come relazione d’amore. Non è un caso che il quarto film diretto dal regista newyorchese, Questi sono i 40 (2012), incentrato sulle vicissitudini quotidiane di una coppia sposata formata da Paul Rudd e Leslie Mann, sia quello più convenzionale e conformista, privo di un respiro davvero originale, vittima di un eccesso di autoreferenzialità da parte dell’autore. Un pizzico di bromantic comedy viene recuperata, invece, in Un disastro di ragazza (2015), che si sviluppa in modo particolare tra Bill Hader, nei panni di un medico sportivo, e il giocatore di basket LeBron James: malgrado alcuni duetti siano indubbiamente esilaranti, l’impressione è che Apatow abbia esaurito le varianti sul tema. La sceneggiatura è scritta esclusivamente dalla comica televisiva Amy Schumer, che concentra la maggior parte degli spunti sul suo personaggio, una trentenne newyorchese sessualmente libertina, che trova improvvisamente l’anima gemella. Le gag sono quelle dei tempi migliori, ma manca lo sguardo antropologico che rendeva unici i primi lavori.

Non c’è dubbio che Judd Apatow abbia rivoluzionato il modo di scrivere e di concepire film comici. Tutti i lavori da lui sceneggiati, diretti o prodotti non hanno come punto di forza la brillantezza delle battute. Il punto di forza sono i suoi personaggi e le loro caratterizzazioni, la loro credibilità, la loro umanità. Personaggi semplici, che non sono mai eccessivamente forzati, stereotipati né marcatamente grotteschi. Al centro di questo percorso c’è il desiderio di “€œridimensionare”€ i problemi della vita (proprio come i personaggi di Molto incinta) per evidenziarne gli aspetti più patetici, teneri e ingenui. Tutto ciò non si sarebbe potuto realizzare se Apatow non si fosse circondato di un fenomenale gruppo di comici, affiatati come se si trattasse di una compagnia teatrale consolidata da decenni. Tutti questi attori si danno il turno, interpretando, di volta in volta, il ruolo del protagonista o quello del caratterista. Obbligatorio citare almeno: Jonah Hill, trascinante anti-eroe romantico e sboccato; Paul Rudd, eterno bravo ragazzo dallo sguardo sognatore e malinconico; Seth Rogen, magnifico loser, goffo e generoso, genio comico indiscusso.

Emiliano Dal Toso