Golden Globe 2023, la strada della redenzione è ancora lunga

Dopo un anno di purgatorio i premi della stampa estera a Hollywood tornano in diretta e provano a recuperare terreno sugli Oscar. Più facile dirlo che farlo

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Golden Globe 2023

Golden Globe 2023, il ritorno, anche se tecnicamente non sono mai andati da nessuna parte, semplicemente in castigo senza diretta televisiva per un anno. Un danno d’immagine ed economico, conseguenza di tutto quello che potete leggere nelle notizie che riportiamo qui sotto.

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Una nuova filosofia quella intrapresa dall’Associazione della stampa estera, il secondo premio più importante della Award Season americana (anche se su questo punto forse sarebbe anche giunto il momento di rivedere le graduatorie) che ha assegnato i suoi premi seguendo dei criteri interessanti da analizzare.

Prima di tutto Steven Spielberg, un doveroso omaggio a uno dei più grandi cineasti viventi che per la prima volta si è messo pubblicamente a nudo (in realtà lo fa da sempre, ma questa è un’altra storia) raccontando la storia della sua famiglia e della sua educazione sentimentale all’arte dell’immagine in movimento. Film magnifico The Fabelmans, probabilmente non il suo migliore, certamente uno dei più emozionanti, soprattutto per i più incalliti cinefili, che con le statuette per il miglior film drammatico e il miglior regista ha messo tutti d’accordo.

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Nella categoria Miglior commedia o musical vince come miglior film Gli spiriti dell’isola, che a considerarlo commedia ci vuole fantasia ma tant’è, giusto riconoscimento al bel film di Martin McDonagh che si è visto recapitare anche i premi per la migliore sceneggiatura e per il miglior attore di categoria, Colin Farrell, che dopo la Coppa Volpi veneziana sta vivendo probabilmente la sua migliore stagione.

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Proprio nelle categorie attoriali si vedono i primi segnali di cambiamento dell’associazione, con i riconoscimenti a Michelle Yeoh come migliore attrice in una commedia e Key Hui Quan come miglior attore non protagonista per Everything, Everywhere, All at Once (entrambi meritatissimi) e ad Angela Bassett per Wakanda Forever come Miglior attrice non protagonista (la adoriamo, ma forse la Kerry Condon de Gli spiriti dell’isola avrebbe meritato di più).

Ma per un passo che fa avanti, alla Hollywood Foreign Press riesce difficile non farne un mezzo indietro, con il doveroso premio ad Austin Butler, protagonista di Elvis e di una delle interpretazioni più sorprendenti degli ultimi anni, che sa anche di ripicca nei confronti di Brendan Fraser, per le ragioni che potete leggere nella notizia che riportiamo qui sotto.

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Per il resto, nessuna particolare sorpresa ha sconvolto la categoria cinema.

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Al contrario di quanto successo in quella televisiva. L’avere totalmente ignorato un capolavoro della storia della serialità come Better Call Saul pone moltissimi dubbi.

House of the Dragon miglior serie drammatica dell’anno (certamente di ottimo livello), Kevin Costner (fantastico in Yellowstone, figuriamoci) preferito a Bob Odenkirk come miglior attore, per non parlare dell’assenza monte nelle nomination della strepitosa Rhea Seehorn, fanno pensare che ci sia qualche sospeso tra l’associazione e i realizzatori di Better Call Saul. E vista anche l’equa spartizione dei premi tra i vari broadcaster, il sospetto si amplifica.

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Ma tant’è, sono solo statuette, parafrasando Edoardo Bennato (il cui Burattino senza fili di 45 anni fa è nelle idee e nella sostanza tanto simile a quello che ha portato il Golden Globe per il miglior film d’animazione al Pinocchio di Guillermo Del Toro), così come lo saranno anche quelle che si assegneranno a marzo e di cui si conosceranno le candidature il prossimo 24 gennaio.

Una cosa è certa: la strada della redenzione per la Hollywood Foreign Press è ancora lunga. E, a occhio, anche irta di ostacoli.