Golden Globes, i votanti minacciano il boicottaggio

Potrebbe crescere il numero degli scontenti nell'edizione di Io capitano

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Golden Globes

La malafede della rete si è già espressa, bollando l’accaduto come “una questione di pacchi regalo“, ma il possibile boicottaggio di alcuni dei grandi elettori chiamati a scegliere i vincitori dei prossimi Golden Globes in effetti nasce da un malumore ben poco cinematografico. A riportarlo, la rivista TheWrap, secondo la quale 64 votanti dei premi della HFPA “minacciano di trattenere le loro schede dopo aver saputo che non riceveranno i biglietti per la cerimonia dei Globes a gennaio”. Quella di domenica 7, nella quale tutta Italia farà il tifo per Matteo Garrone e il suo Io capitano.

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Il casus belli nasce dalla comunicazione di Tim Gray, vicepresidente dei Globes riformati, ai 300 votanti che sarebbero stati i benvenuti al Viewing Party del Beverly Hilton Hotel, ma che non avrebbero avuto l’invito per la cerimonia della International Ballroom dell’albergo

“I membri vecchi e nuovi sono arrabbiati” avrebbe dichiarato uno degli elettori alla suddetta testata, spiegando di essersi sentiti ingannati, soprattutto considerato che quando i Globes erano gestiti dall’ormai scomparsa Hollywood Foreign Press Association, tutti i membri ricevevano i biglietti per la cerimonia.

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Sono sotto shock, – sono state le parole usate dalla Gola Profonda interpellata. – Siamo stati completamente cancellati”. Arrivando a definire l’accaduto “una rapina al massimo livello” e lasciando presagire che altri potrebbero unirsi alla protesta finendo per far crescere quel numero.

Una bella seccatura dopo quelle del passato (e il caso Brendan Fraser) per un premio che – ancora oggi, pur annunciate le nominations – non sembra aver trovato il presentatore della serata di una edizione nella quale verranno assegnati due Golden Globes totalmente inediti. E che al momento hanno rifiutato di condurre tanto Chris Rock quanto Ali Wong o Will Arnett.

Non ne vale la pena, – ha spiegato un importante pubblicitario alla CNN. – Ci sono molte questioni politiche. Non è facile e non è più divertente“, mentre un suo collega lo definiva “un ingrato compito”.