Marilyn Monroe, 60 anni dalla morte, viva nei cuori e al cinema

Il mito biondo di Hollywood ci ha lasciati, a soli 36 anni, il 5 agosto 1962

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60 fa moriva Marilyn Monroe. Era il 5 agosto 1962 quando il suo corpo venne ritrovato nella camera da letto della sua casa di Brentwood, Los Angeles. Aveva 36 anni e il decesso fu rubricato come suicidio, la causa della morte overdose di barbiturici.

Tutto quelle che venne dopo, complotti, ipotesi di omicidio, molti dicono per i suoi legami al clan Kennedy e in particolare ai fratelli John e Robert, all’epoca presidente degli Stati Uniti e Ministro della Giustizia, fanno parte ormai di una storia che non sapremo mai se vera, a meno di clamorosi ritrovamenti di prove inconfutabili.

Anthony Summers ci ha provato nel suo Dea, quella che si può forse considerare la biografia definitiva di Marilyn Monroe, che proprio oggi torna nelle librerie edito da La Nave di Teseo. E la casa editrice diretta da Elisabetta Sgarbi fa in questo anniversario un doppio omaggio all’attrice distribuendo anche Blonde, il romanzo di Joyce Carol Oates da cui è tratto il film di Andrew Dominik con protagonista Ana De Armas che sarà in concorso a Venezia.

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Tutte celebrazioni dell’immagine di una donna, un’attrice, una diva, una stella che non smetterà mai di brillare. Norma Jean Mortenson Baker è immortale dal momento in cui se n’è andata, diventando un’icona nel senso più mistico del termine, madonna della pop culture grazie ad Andy Wharol o agli scatti di Bert Stern.

Soprattutto è stata un’artista, completa, attrice, cantante, ballerina, a dispetto dei molti detrattori che ha avuto, in vita e anche dopo. Basti pensare al 1953, l’anno in cui esplose, dirompente, prima crudele dark lady in Niagara di Henry Hathaway, poi straordinaria showgirl per Howard Hawks in Gli uomini preferiscono le bionde, in cui si prende la scena a scapito della prorompente Jane Russell.

Gli uomini preferiscono le bionde

Ha una naturale propensione alla commedia, tempi comici perfetti, subito confermati in Come sposare un milionario, dove impara dalle sue colleghe Betty Grable e Lauren Bacall come sentirsi a proprio agio in costume da bagno sulla carlinga di tutti i bombardieri americani della seconda guerra mondiale, e come fulminare o far innamorare un uomo con un impercettibile movimento del sopracciglio.

Difficile pensare a un’altra attrice con una densità tale di ruoli indimenticabili. Facile pensare alla jazzista tutta ukulele e fiaschetta Zucchero Kowalczyk di A qualcuno piace caldo. Billy Wilder disse dopo la morte dell’attrice che “Hollywood ha cercato di creare molte Marilyn Monroe, ma è impossibile”. Quando arrivò su quel set veniva da una gravidanza andata male, un’overdose di pillole e un burrascoso matrimonio con il drammaturgo Arthur Miller.

A qualcuno piace caldo

Non è mai stata fortunata con gli uomini Marilyn Monroe. Joe Di Maggio, campione di baseball, si rivelò davvero il marito d’America, violento, geloso e giretto. E dei rapporti con i fratelli più potenti d’America si è già detto.

Come le scrisse Elton John molti anni dopo “Your candle burned out long before. Your legend ever did”. Ed è così. Perché è impossibile dimenticare The Girl, la protagonista di Quando la moglie è in vacanza, che dal balcone di sopra dice all’indifeso Richard Sherman che quando fa troppo caldo l’intimo lo tiene in frigorifero. E poco dopo una gonna bianca sventola agitata dal vento della metropolitana.

Quando la moglie è in vacanza

Oppure Chèri nel finale di Fermata d’autobus, o Amanda Dell che scende da un palo in Facciamo l’amore, soprattutto la distrutta e dolente Roslyn Taber ne Gli spostati di John Huston, un film straordinario in cui la Monroe dimostrò al mondo quale straordinaria attrice fosse.

Lo fece al momento giusto, il suo ultimo ruolo prima di andare via.