CALVARIO

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Calvary Irlanda/GB, 2014 Regia John Michael McDonagh Interpreti Brendan Gleeson, Chris O’Dowd, Kelly Reilly Distribuzione Fox Durata 1h e 42′

In sala dal

14 maggio

Nel segreto del confessionale qualcuno minaccia di morte padre James Lavelle (“tra sette giorni ti ammazzerò”). Motivo: una vendetta (volutamente contro un innocente) contro il clero per le violenze sessuali subite nell’infanzia. In un paesino dell’Irlanda ricco soprattutto di anime meschine, il sacerdote cerca di capire chi e perché a lui e contemporaneamente riordinare e dare un senso alla sua vita, mentre la figlia (la sua è stata una vocazione tardiva!), che vanta qualche tentativo fallito di suicido e bisognosa di affetto, sta arrivando in visita.

Un’idea quasi hitchockiana per un dramma psicologico e ambientale che usa il thriller anche/soprattutto per parlar d’altro. Soprattutto dei meccanismi di imbarbarimento morale di un microcosmo di provincia. La coppia regista (John Michael McDonagh) e protagonista (l’immenso Brendan Gleeson) si riforma dopo il fortunato Un poliziotto da Happy Hour (che a dispetto del titolo italiano era un signor thriller umoroso il giusto). I meccanismi funzionano ancora, anche se – va riconosciuto – meno oliati del precedente. La presenza massiccia e terrosa di Gleeson fa da contrasto alla problematica spiritualità del suo prete, il paese pullula di caratterizzazioni e piccole carognate, la figlia (Kelly Reilly) aggiunge e confonde le acque. E’ un gran brutto affresco della campagna irlandese Calvario, il cinema ci aveva abituato a ben altro (tipo: poveri ma matti e simpatici), e la sensazione finale è che l’ambiente e la voglia di far filosofia (del regista) abbia condizionato la logica e la meccanica del plot un po’ troppo. Comunque l’originalità dell’idea base è salva e gli attori (Gleeson in testa) sono magnifici, quindi lo spettacolo resta apprezzabile (oltretutto non manca l’immancabile e gustosa scena di danza nel pub che fa tanto Irish). Tra i tanti allori meritati in giro per i festival, spiccano il premio a Berlino 2014 per il regista (sezione panorama) e quello a Gleeson ai British Indipendent Film Awards.

Massimo Lastrucci