“LES OGRES”: LA RECENSIONE

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Id., Francia, 2015 Regia Léa Fehner Interpreti François Fehner, Lola Duenas, Adèle Haenel Distribuzione Cineclub Internazionale Durata 2h e 22′

Al cinema dal 26 gennaio 2017

L’itinerante Teatro Davai sta portando per il Sud della Francia due atti unici di Cechov (L’orso e le nozze) ma rischia di esplodere per le tensioni all’interno della troupe. Mona è incinta, M. Deloyal soffre di profonde crisi depressive, Marion, la moglie del capocomico François, esplode in crisi di esasperata gelosia quando Lola, ex amante di lui, raggiunge la troupe.

Con vorticosi piani sequenza, Léa Fehner racconta la vita anticonformista e sempre a nervi scoperti di un gruppo di artisti. Teatro militante, incazzature, allegria, passione, solidarietà e libertà; un road movie che è quasi un “Cechov bordello”, eccitante come un rock manouche. Certo, visibili sono i riferimenti al cinema libero e collettivo dei ’70, al teatro-vita di Ariane Mnouchkine (1789, Molière) o a quello ispido e sincero di un Maurice Pialat (Ai nostri amori, L’amante giovane), ma si tratta soprattutto di un rimescolamento negli umori e nei ricordi personali (tra l’altro i genitori della cineasta vi recitano nei ruoli principali), un on-the-road coinvolgente girato tra l’Aude e la Garonna, un invito alla partecipazione, come consiglia Léa Fehner: “Non avrete mica intenzione di starvene tranquilli in poltrona?! No, qui ci si agita, si partecipa, ci si lascia invadere e si frantumano le convenzioni sociali”. Con questo suo secondo lungometraggio, dopo Qu’un seul tienne et les autres suivront (2009) presentato a Venezia nelle Giornate degli Autori, iscrive il suo nome tra i cineasti che potrebbero contare nel futuro prossimo. Le giurie dei festival di Odessa, Rotterdam e soprattutto Pesaro (dove ha vinto il primo premio) ne sono convinte e noi con loro.

Massimo Lastrucci

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