Berlinale 2023, La proprietà dei metalli e l’Italia al Festival

Un'opera prima interessante annunciata insieme al film italiano in concorso

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Le proprietà dei metalli

In un 73° Festival Internazionale del Cinema di Berlino che si va tingendo sempre più dei nostri colori, sarà presentato in anteprima mondiale nella sezione Berlinale Generation – K Plus il film Le proprietà dei metalli, scritto e diretto da Antonio Bigini. Un altro pezzo di Italia che si unisce al Disco Boy di Giacomo Abbruzzese in concorso e a quelli già annunciati tra le Series e i Berlinale Special, e che conferma la bontà del lavoro del TorinoFilmLab, che orgogliosamente ricorda come questa sia l’opera prima del regista, tra i partecipanti al workshop per produttori italiani Up&Coming 2020.

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Le proprietà dei metalli è liberamente ispirato a una vicenda poco nota: il fenomeno dei cosiddetti minigeller, cioè quei bambini che alla fine degli anni Settanta, dopo aver assistito all’esibizione televisiva dell’illusionista Uri Geller, apparentemente in grado di piegare chiavi e cucchiai al solo tocco, iniziarono a manifestare fenomeni simili un po’ in tutta Europa. E sui quali due professori universitari italiani, dal 1975 al 1980, condussero studi scientifici i risultati dei quali non vennero mai pubblicati.

Le proprietà dei metalli

I bambini studiati dai due professori avevano aspetti in comune: vivevano in campagna e provenivano da famiglie umili e in molti casi problematiche. Situazione che è quella di Pietro, cresciuto da un padre duro asfissiato dai debiti, che scopriamo in grado di piegare i metalli al solo toccarli. Uno scienziato statunitense comincia a studiarlo, mentre gli esperimenti porteranno il bambino a contatto con un mondo invisibile dove le leggi della fisica lasciano il passo ai desideri più profondi. 

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Il film di Bigini è una produzione Kiné Società Cooperativa con Rai Cinema, vede nel cast la partecipazione di Martino Zaccara, David Pasquesi, Antonio Buil Pueyo, Edoardo Marcucci

Un progetto che raggiunge il festival insieme ad altri sviluppati nel laboratorio internazionale del Museo Nazionale del Cinema di Torino pronti a fare il loro ingresso nel gotha dell’industria audiovisiva mondiale

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Come il Mandrome, in concorso, del regista sudafricano John Trengove – che ha esordito proprio al TFL partecipando al percorso di sviluppo FeatureLab con il suo primo lungo, The Wound (2017) – o il Family Time (Mummola) di Tia Kuovo, in Encounters, sviluppato nel 2021 grazie al percorso del TFL ‘FeatureLab’ e vincitore del TFL Production Award del medesimo anno (€ 40.000) e del Green Filming Award col quale ha ottenuto la certificazione Green Film della Trentino Film Commission.

Nella sezione Panorama, The Quiet Migration, opera prima della regista danese Malene Choi, che ha partecipato a TFL ScriptLab 2019, fa il padio con il Mammalia nella sezione Berlinale Forum del rumeno Sebastian Mihăilescu – sviluppato nel workshop intensivo TFL Extended del 2018 – che con il suo cinema narrativo sperimentale gioca con i miti, i ruoli di genere e l’horror.