Festa del Cinema di Roma 2023, Shigeru Umebayashi si racconta

La masterclass del compositore giapponese di Wong Kar-wai e Zhang Yimou

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Shigeru Umebayashi

La giornata inaugurale della Festa del Cinema di Roma 2023 regala anche il primo incontro della manifestazione capitolina, quello che accompagna la consegna del Premio alla Carriera Shigeru Umebayashi, compositore protagonista di una masterclass in Sala Petrassi nella quale, a partire da il leggendario In the Mood for Love, si è lasciato andare a ricordi e confidenze, dagli inizi ‘brit’ al sogno di lavorare con Martin Scorsese.

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La prima traccia presentata al pubblico è quella dei “Platinum Night”, singolo del 1980 del duo EX nel quale ‘Ume‘ (come lo chiamano gli amici) muoveva i suoi primi passi sulla scena musicale giapponese dell’epoca. Un panorama influenzato dal rock statunitense e il sound della West Coast, meno dalle sonorità del pop britannico, alle quali il musicista era più vicino, come ricorda: “La Yellow Magic Orchestra e Ryūichi Sakamoto avevano affrontato le loro grandi sfide, ma noi avevamo la nostra nicchia”. “La cosa divertente era fare qualcosa alla quale nessuno avesse mai pensato, creare qualcosa da zero – aggiunge. – Alla base della mia musica c’era una eco della musica dei Beatles, che sono stati molto importanti per me come influenza“.

 

Come è inizato il rapporto con il cinema?

Nel 1985 avevo conosciuto Yūsaku Matsuda, il Sato del Black Rain – Pioggia sporca di Ridley Scott, che mi aveva chiesto di realizzare una canzone per lui. Fu lui a presentarmi dei registi, e da lì tutto è iniziato davvero.

Ha detto di considerare un modello il film Il terzo uomo di Carol Reed, ma per lei è Sorekara di Yoshimitsu Morita il titolo da ricordare?

Fu il mio terzo film, ma per i primi due continuavo ad andare in studio con i registi per suonare in diretta. Fino ad allora avevo continuato a produrre musica che era un prolungamento della mia attività con gli EX, ma da lì presi consapevolezza di quel che significava comporre una colonna sonora. Inizialmente non trovavo l’ispirazione, non capivo cosa fare, avevo dei riferimenti, le musiche dei film italiani o francesi, ma non volevo fare niente di simile… Piano poi una melodia nasceva dentro di me.

Oggi qual è il suo modo per approcciarsi a una colonna sonora?

È fondamentale essere totalmente liberi, più lo siamo più riusciremo a creare qualcosa di nuovo, a essere originali.

Chi o cosa è un compositore per il cinema?

Credo che un compositore debba rendere un’opera, dando una prospettiva diversa della stessa opera. In questo senso mi piace citare la frase di Nietzsche che dice: “Ciò che contraddistingue le menti veramente originali non è l”essere i primi a vedere qualcosa di nuovo, ma il vedere come nuovo ciò che è vecchio, conosciuto da sempre, visto e trascurato da tutti“.

Molti la ricordano per il suo lavoro con Wong Kar-wai e Zhang Yimou

Due artisti completamente differenti, il primo lavora praticamente senza uno script, il secondo invece è precisissimo, scrive tutto, anche che tipo di musica vuole in una scena. Lo fa perché vuole guidarti, ma non è mai imperativo. Una curiosità in merito è che inizialmente Kar-wai mi aveva chiamato per le musiche di 2046, ma dopo un briefing a Hong Kong mi disse che forse voleva realizzare un altro film prima di quello, In the Mood for Love, e me ne ha raccontato la trama a pranzo.

Impossibile non citare Mare nero, di Roberta Torre

Fu il primo film italiano per cui realizzati una colonna sonora. Riguardo la quale la regista mi lasciò sempre molto libero. In quel caso, nella scena di apertura si sente una specie di flauto, un shakuhachi tipico giapponese, dei film di samurai: questo è un esempio dell’approccio di cui parlavo.

Qual è un regista con cui vorrebbe collaborare?

Tra i vari, sicuramente Martin Scorsese. Vorrei avere delle discussioni con lui. Credo la sua carriera sia molto divertente, a prescindere da cosa si pensi dei suoi film. Una volta l’ho anche incontrato a Tokyo, ma deve essere lui a chiamarmi.