CHRIS EVANS: NON “SOLO” CAPTAIN AMERICA

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Tornato in sala imbracciando il mitico scudo nel campione d’incassi (e di critica) Captain America: Civil War – questa volta sfidando l’ideale contrapposto dell’amico Robert Downey Jr. alias Tony Stark/Iron Man – Chris Evans, per il grande pubblico, è iconizzato come il volto che ha saputo dar vita e cuore allo Steve Rogers dei fumetti Marvel. Eppure Evans, con papà statunitense e mamma italiana, ha una carriera, iniziata all’alba del 2000, piena di spunti – per esempio ha diretto nel 2014 il suo primo film da regista, il bel Before We Go –, digressioni e ruoli memorabili. Uno tra tutti l’oscuro Curtis del distopico Snowpiercer, diretto dal sudcoreano Bong Joon-ho e uscito nel 2014. Purtroppo però passato quasi inosservato in Italia.

Snowpiercer, infatti, è l’esempio di come certe pellicole sci-fi post-apocalittiche – pur di pregevole qualità – nelle sale italiane facciano davvero tanta fatica. Il film di Bong Joon-ho merita sicuramente di essere riscoperto, sia per scoprire un Chris Evans ”inedito”, che per il titolo stesso. Un’opera piena, complessa, densa. Una sorta di percorso dantesco, con un inizio buio, un cammino lastricato da prove e un finale luminoso. La distribuzione non ha aiutato, ma è certo che Snowpiercer, tratto dalla graphic novel “Le Transperceneige”, tiene incollati allo schermo, a cominciare dalla storia, che racconta di come quasi tutta l’umanità e ogni forma di vita, si sia estinta in seguito ad un’era glaciale indotta dall’uomo stesso. I superstiti, suddivisi in classi sociali, sono stipati in un treno che percorre incessantemente l’intero, gelato mondo: nella locomotiva, a capo di tutto, c’è l’arcano Wilford (Ed Harris); via via in fondo troviamo i disgraziati, capeggiati da Curtis (Chris Evans), stufi delle loro miserabili condizioni e intenti a rovesciare il controllo del treno.

Per capire la grandezza di Snowpiercer basti pensare che è la produzione coreana più costosa di sempre, ma accantonando la spettacolarità delle immagini e del treno, prevale nel film una narrazione fatta di metafore che toccano le Sacre Scritture, l’evoluzione dell’umanità, il concetto fuggevole di libertà e lo strapotere della Natura, tutto all’interno di un mondo (d’acciaio) nel mondo (ghiacciato, ma dall’acqua nasce la vita). Senza scordare il cast, poi: oltre un grande Chris Evans, ingrigito e sporcato, troviamo il pregevole John Hurt e un’irriconoscibile, subdola, spietata Tilda Swinton. Che, così come Evans, ha abbracciato il mondo Marvel vestendo i panni de l’Antico in Doctor Strange con Benedict Cumberbatch, in uscita il prossimo autunno.