LA POLEMICA: “CENERENTOLA” PIACE A TUTTI? C’È CHI DICE NO

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Il nuovo film di Kenneth Branagh? È una meravigliosa cornice. Con un solo problema: manca il quadro.

di Andrea Morandi

CenerentolaI costumi di Sandy Powell, davvero magnifici, le scenografie di Dante Ferretti, uno spettacolo nello spettacolo, e poi ci mettiamo anche il baronetto Derek Jacobi a vestire i panni del Re, elegante e equilibrato. Poi però, c’è poco o altro in questa versione di Cenerentola che Kenneth Branagh ha allestito preoccupandosi di tutto tranne che dell’anima del film. Ogni cosa è perfetta, minuziosamente ricostruita e visivamente potente, ma la sceneggiatura è ai limite del ridicolo, con dialoghi che al confronto quelli del cartoon Disney erano David Mamet e, soprattutto, una protagonista molto carina, Lily James, ma incapace di dare spessore al ruolo. La sua Cenerentola è prevedibile banale, spesso irritante (vedi la scena finale quando, nonostante abbia perso tutto, ride e canta) e non riesce quasi mai a fare scattare l’empatia verso di lei.

«Voglio confidarti un segreto che ti aiuterà ad affrontare le prove a cui la vita vorrà sottoporti: sii coraggiosa e gentile », dice mamma Hayley Atwell alla piccola Ella e, dopo la sua morte, lei continuerà a ripetere questa frase a chiunque, tanto che in tutto il film la dirà almeno otto volte rasentando spesso un involontario effetto comico. Per capire quanto la Cenerentola della pur volenterosa Lily James sia uno dei (grossi) problemi del film, basta guardarsi non tanto il cartoon originale – sarebbe decisamente troppo – ma anche solo la versione del personaggio che Anna Kendrick ne fa in Into the Woods (in sala il 2 aprile), ragazza umiliata e dolente, eppure fiera e orgogliosa come nessuna. La James non arriva quasi mai a esprimere nessuno di questi sentimenti, gironzolando per il film con la stessa espressione, tanto che le sue scene migliori sono quelle con i topolini, loro sì bravissimi.

CenerentolaCapitolo a parte meriterebbe il buon Richard Madden, belloccio e fascinoso, senza dubbio, ma anche lui totalmente perso fuori dal Trono di Spade, avviluppato dalla piattezza della sceneggiatura e, anche qui, vedersi il Chris Pine di Into the Woods per capire cosa significa essere un Principe Azzurro. A salvarsi, oltre a Cate Blanchett – anche lei comunque con il pilota automatico – sono le due sorelle, stupide e folli, con menzione per Holliday Grainger. Da dimenticare invece il povero Ben Chaplin, padre premuroso di Ella, e Hayley Atwell – solitamente bravissima – ma qui costretta a farci credere che lei, classe 1982, sia la mamma della James, classe 1989. Alla fine dei centodieci minuti di film, purtroppo, rimane molto poco, se non i numeri – 16.000 fiori di seta, 5.000 candele a olio, 10.000 cristalli, etc etc – ma il cinema non si fa con quelli e Kennth Branagh dovrebbe saperlo molto bene. «Ricordo che quando siamo arrivati sul set », ci ha detto Richard Madden durante l’intervista «era tutto talmente bello e perfetto che non serviva nemmeno recitare ». E infatti se ne sono dimenticati. Una monumentale occasione persa.

 

Ma c’è anche chi “dice sì”: leggi la recensione di Cenerentola di Alessandra De Luca