Leonardo DiCaprio è il grande escluso per antonomasia: alla sua quinta candidatura, non ha ancora vinto un Premio Oscar. Quest’anno ci riprova con Revenant – Redivivo: ce la farà? Ecco intanto almeno 5 occasioni d’oro in cui avrebbe già dovuto stringere la statuetta
DI MASSIMO LASTRUCCI
TITANIC (1997)
di James Cameron
Pur ammettendo che sarebbe stato un premio âassegno in biancoâ che ora avvaloriamo col senno di poi, il DiCaprio magretto, entusiasta e con lo sguardo aperto nel futuro è stato uno degli elementi vincenti di un film che pure – senza di lui – raccattò la cifra monstre di 11 statuette. E se Kate Winslet almeno come attrice arrivò alla candidatura, il partner Leo, considerato forse solo un bel faccino, fu snobbato (colpevolmente) alla grande. Probabilmente – ipotizziamo – anche i meglio disposti pensarono che il suo talento traboccante ma non ancora completamente sbozzato avrebbe avuto più occasioni nel proseguimento della carriera. Già e intanto sono passati 18 anni e a vincere fu Jack Nicholson per Qualcosa è cambiato.
THE AVIATOR (2004)
di Martin Scorsese
La grande scommessa di Martin Scorsese e DiCaprio (alla seconda collaborazione dopo Gangs of New York): affidare a una brillante (ex-young) star appena arrivata ai 30 anni il compito di interpretare una figura di miliardario geniale e matto che definire controversa è un eufemismo. Leo risponderà al meglio, cominciando ad affinare il ruolo del seduttore un po’ guasconcello che replicherà in seguito (vedi Il grande Gatsby o The Wolf of Wall Street), ma arriverà solo al cospetto dello zio Oscar. A vincere fu un altro, per un’altra biopic, più lineare: Jamie Foxx per Ray.
REVOLUTIONARY ROAD (2008)
di Sam Mendes
Il decorato regista di American Beauty (e ora degli ultimi Bond) recupera un romanzo dimenticato dei raggelati conformisti ’50 di Richard Yates e riassembla la torrida coppia Winslet-DiCaprio. Lei come sempre è sublime, ma DiCaprio aggiunge altri colori alla sua tavolozza e nei panni del marito che parte incendiario per finire pompiere strappa applausi per la credibilità. La nomination arriva per lui però solo ai Golden Globe. D’altra parte l’Oscar lo requisisce un Titano, Sean Penn (per Milk).
INCEPTION (2010)
di Christopher Nolan Â
Nel fantasmagorico noir di Christopher Nolan âsuona stranoâ sottolineare le interpretazioni. Eppure DiCaprio sa colorare il suo detective/spia dei sogni, di umanissimi tormenti e rimorsi. Arduo recitare con una trottola e tra effetti speciali a fisarmonica, ma una consistente parte del fascino oscuro che questa love /spy /fanta story scaturisce proprio da questo adulto col viso (purtroppo) ancor troppo ragazzino (un handicap – relativo – che peserà anche sulle ammirevoli performances di The Deaparted, Blood Diamonds, Nessuna verità o Shutter Island). Per la cronaca a vincere fu la composta versatilità british di Colin Firth per Il discorso del Re.
DJANGO UNCHAINED (2012)
di Quentin Tarantino
Questa volta non è il protagonista, ma nei panni del signorotto del sud, raffinatamente razzista e classista, Leo è un’apparizione che lascia il segno, un odioso superbone che tutti noi vorremmo fosse umiliato e/o massacrato (infatti ci pensa Chris Waltz e magari è anche per questo che vince la statuetta come miglior non protagonista, tra l’altro una collocazione quantomeno forzata, forse per non disturbare il magnifico Daniel Day Lewis di Lincoln). Dove giustizia avrebbe voluto che fosse inserito anche il nostro eroe (già pistolero smargiasso e fragile ai tempi di Pronti a morire, 1995, di Sam Raimi).
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