RICHARD GERE TRA I SENZATETTO DI ROMA

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C’è un portone nel cuore di Trastevere, dietro l’imponente facciata del Ministero dell’Istruzione, che quotidianamente viene varcato da centinaia di persone che si ritrovano, accomunate da un destino simile, per mangiare un piatto caldo. Si trattaRichard Gere della mensa della Comunità di Sant’Egidio che per un giorno si è trasformata in un’insolita sala cinematografica affollata di stampa e ospiti d’eccezione. Una proiezione speciale per alcuni clochard della Capitale che hanno potuto vedere in anteprima Gli Invisibili, l’ultimo film con protagonista Richard Gere nei panni di un senzatetto newyorchese, in sala dal 15 giugno grazie a Lucky Red. E proprio l’attore hollywoodiano, particolarmente orgoglioso e coinvolto emotivamente dal film, ha voluto fortemente quest’incontro. «Tutto questo è travolgente. Vedere i volti dei miei fratelli e sorelle mi scalda il cuore. Sono le persone che curano le persone, non i soldi o i governi, ma il guardarsi negli occhi. Sono onorato di poter mostrare il film in un luogo del genere» ha esordito Gere durante la conferenza stampa che ha anticipato la proiezione.

Gli Invisibili, diretto da Oren Moverman, arriva nelle nostre sale dopo essere stato presentato all’allora Festival del Richard GereCinema di Roma nel 2014 e racconta la storia di George, uomo di mezz’età con un passato “normale” fatto di famiglia, lavoro e un tetto sulla testa che si ritrova a perdere tutto e diventare uno dei numerosi homeless che vivono tra le strade di New York. «Mentre mi preparavo per il ruolo mi sono imbattuto in un libro, In The Land of Lost Soul, scritto da un senzatetto che si fa chiamare Cadillac Man che mi ha molto colpito» racconta l’attore a chi gli chiede come si sia preparato ad un ruolo così complesso e lontano dai personaggi che l’hanno reso celebre, «La sua esperienza è stata illuminante per me, mi ha aiutato a capire come avremmo realizzato il film dato che non si tratta di una sceneggiatura classica ma del racconto della quotidianità di queste persone e come sia sottile il margine che ci separa dal finire a vivere in strada». Tra i flash dei fotografi e l’entusiasmo curioso degli ospiti Richard Gere ha sottolineato l’importanza di quest’esperienza cinematografica che l’ha avvicinato ad «una realtà delle nostre vite con la quale dobbiamo fare i conti».

Buddista, da sempre impegnato a favore dei diritti civili, l’attore si commuove nel ricordare il Dalai Lama e la sua costante 

Richard Gereattenzione nei confronti di chi è in difficoltà. «Una volta eravamo in macchina insieme. Ci fece fermare perché aveva visto un senzatetto dal finestrino e pregò con lui per una decina di minuti. In questo è simile a Papa Francesco. Non c’è differenza tra loro e gli altri». Nell’affollata sala di Via Dandolo l’attore si è più volte soffermato a parlare dell’indifferenza che avvolge gli homeless e dell’esperienza diretta provata in prima persona durante la realizzazione del film. «Il primo giorno sul set abbiamo girato una scena dove il mio personaggio è in strada a chiedere l’elemosina. Filmando in digitale abbiamo ripreso per quarantacinque minuti. Nessuno mi ha riconosciuto, nessuno si è avvicinato». Una testimonianza diretta nella quale i clochard presenti si sono riconosciuti, vivendo l’incontro con trasporto non solo perché una stella del cinema era lì con loro ma anche e specialmente perché per un giorno non sono stati invisibili.