ROMAFF10: “CAROL”, L’AMORE INATTESO

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Dopo lo straordinario successo riscosso al Festival di Cannes, Todd Haynes, ha portato il suo Carol, storia di un’amore gay tra due donne nella puritana America degli anni ’50, alla Festa del Cinema di Roma, dove sarà protagonista di uno degli Incontri Ravvicinati voluti da Antonio Monda

CarolUna Festa del Cinema quella di questa decima edizione contraddistinta da un filo rosso che lega più pellicole tra di loro. Un’attenzione a temi sociali di grande attualità che contribuisce ad alimentare un’apertura ed un dibattito sani verso realtà troppo a lungo vissute come tabù. Tra questi svetta, senza dubbio, l’amore omosessuale raccontato nella vera battaglia di due donne per veder riconosciuti i loro diritti in Freeheld di Peter Sollet, nella commedia agrodolce Grandma o nel dramma di una relazione clandestina nell’America puritana degli anni ’50 in Carol. La pellicola presentata in concorso all’ultima edizione del Festival di Cannes, è diretta da Todd Haynes che in conferenza stampa ha sottolineato come, fortunatamente, i tempi della vergogna, dell’ostracismo e del rifiuto stiano progressivamente svanendo. «In questi ultimi dieci anni sono cambiate moltissime cose negli Stati Uniti. Il matrimonio tra persone dello stesso sesso è stato legalizzato grazie ad una sentenza della Corte Suprema. Non è certo l’America che mi preoccupa ma molti altri Paesi nei quali la strada è ancora in salita ».

CarolCarol racconta due storie parallele che si uniscono grazie al sentimento reciproco provato da due donne, molto diverse per provenienza e stili di vita, capaci di andare contro ed infrangere la facciata bigotta di una società rigida e patriarcale: Carol (Cate Blanchett), bellezza algida con un matrimonio agli sgoccioli ed una figlia che ama moltissimo, e Therese (Rooney Mara), giovane commessa di un grande magazzino ed aspirante fotografa. Due donne che condividono un bisogno di evasione dagli schemi imposti da una società etichettante, nella quale ogni ruolo è assegnato senza possibilità di cambiamento. «Quello tra Therese e Carol è un tipo di amore che mi ha colpito a prescindere dall’orientamento sessuale delle due. Per me, inoltre, sarebbe stato impossibile immaginare altre attrici. Comprendono perfettamente la componente narrativa, sono desiderose di sapere il perché di una determinata inquadratura ed il suo significato. Quando sono entrato nel progetto Cate ne era già parte integrante. Ho scelto Rooney per la sua capacità di creare una discrezionalità, un autocontrollo nella recitazione ».

CarolUn film tratto dall’esperienza diretta di Patricia Highsmith, la scrittrice di thriller che ne ha raccontato in The Price of Salt, libro dal quale è tratto l’adattamento scritto da Phyllis Nege, diretto da Haynes. «L’unico esempio tra i suoi libri di un tema non legato al thriller, ma riflesso di una storia personale. Nel film una parte dei dialoghi è vicina al romanzo ma non si tratta di una trascrizione parola per parola. L’impegno, nella sceneggiatura, è stato quello di trovare il vettore migliore per riassumere l’atmosfera del romanzo, dando una sfumatura di comprensione umana alle figure maschili, aspetto assente nel libro ». Un’adattamento che prende ispirazione non solo dal lavoro della scrittrice di best seller ma anche dal cinema, come confida lo stesso regista. «Come riferimento avevo Breve Incontro di David Lean, un film del 1945, una storia d’amore che parla di uno strappo inatteso nella vita di due persone sposate. Mi piace il modo nel quale le storie d’amore nel cinema ti fanno identificare con lo stato d’animo di chi ama. Therese ci chiede di tornare indietro, con un lungo flashback, per mostrarci l’evoluzione del suo personaggio e di come Carol, alla fine, sia il personaggio più vulnerabile. È come un cerchio dove tutto si è spostato ».

CarolLa relazione tra Carol e Therese, raccontata per l’appunto in un lungo flashback da quest’ultima, mostrandone la trasformazione da ragazza acerba a giovane donna consapevole, serve al regista anche per raccontare un’altro spaccato dell’America degli anni ’50. Una sorta di variazione sul tema di Lontano dal paradiso e, a ben guardare, anche di Mildred Pierce, la miniserie della HBO, incentrata su un’altra figura femminile forte, capace di andare oltre le convenzioni, suscitando scandalo per quella sua voglia di vivere e agire in maniera spontanea ed linea con i suoi desideri. Un decennio sfaccettato, attraversato da correnti politiche e sociali differenti che il regista ha saputo descrivere nei suoi film grazie alle sue eroine tragiche e coraggiose. «Gli anni ’50 non posso essere descritti in un unico modo. Basta pensare a Carol e Lontano dal Paradiso e agli stili molto diversi che li caratterizzano. Da una parte abbiamo la New York della fine degli anni ’40 e dall’altra l’America di Eisenhower, gli anni “domestici”, del luccichio del consumismo ». Ambientato nella New York del 1952, il film, in realtà non dà allo spettatore delle coordinate spazio/temporali precise date dal contesto politico e sociale nel quale si muovono i personaggi e che possono passare attraverso radio, giornali o tv, ma semina tracce ed indizi accennati lungo tutta la pellicola. La rigidità posturale di Carol, ad esempio, è data proprio da quello che si riteneva dovesse essere l’atteggiamento della donna dell’epoca, raffinata, discreta, impeccabile. Il regista riporta tutto attraverso un’estetica curatissima, tipica del suo stile registico, aiutato dai costumi impeccabili realizzati da Sandy Powell. «Con Sandy condividiamo una storia comune molto lunga, iniziata con Velvet Goldmine, senza la quale non sarebbe stato possibile realizzarlo, e proseguita con Lontano dal paradiso. In Carol Cate Blanchett indossa vestiti monocromatici con piccoli picchi di colore. Segnali di esuberanza, di potenziale desiderio ».

Manuela Santacatterina