Addio a Ruggero Deodato, l’immortale Monsieur Cannibal

A 83 anni ci lascia il regista italiano di tanti film horror, commedie e polizieschi

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Ruggero Deodato

Dopo Rossellini ci sono io!aveva detto al Festival di Sitges di qualche anno fa presentando quello che resta il suo ultimo lungometraggio, Ballad in Blood, e non c’è dubbio che Ruggero Deodato abbia segnato la storia del nostro cinema al pari di tanti Maestri più celebrati. Con la sua morte, arrivata oggi 29 dicembre 2022, all’età di 83 anni, il regista italiano noto come Monsieur Cannibal entra a buon diritto in quel gotha, reso immortale dai tanti film – anche epocali – realizzati.

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Attivo già dagli anni ’50, fu proprio il padre del Neorealismo a tenerlo a battesimo come aiuto regista allo scoccare del decennio successivo in film come Il generale della Rovere e Viva l’Italia, anche se la sua carriera inizia probabilmente con il Gungala la pantera nuda diretto come Roger Rockfeller nel 1968. Tv, spot e titoli come Donne… botte e bersaglieri (1968), Ondata di piacere (1975), Uomini si nasce poliziotti si muore (1976) anticiparono il Ultimo mondo cannibale del 1977 con cui iniziò a meritare quel soprannome.

Fino al Cannibal Holocaust che nel 1980 lo rese famoso in tutto il mondo come pioniere del mockumentary e del found footage, capace di mescolare horror-fiction  e discorso semi-documentaristico, ma soprattutto di creare una vera e propria mitologia intorno a un film – considerato a lungo il più agghiacciante e violento mai visto – che oltre alla fama gli portò diversi problemi, anche giudiziari.

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Adorato e omaggiato da registi come Eli Roth e Quentin Tarantino – ma il ritorno al cinema del Cannibalismo ha fatto parlare della sua influenza su molti altri – del  Deodato era nato a Potenza il 7 maggio 1939.

Non ci sono molti Deodato in circolazione erano state le sue parole nel 2016. – I giovani si fanno troppe pippe mentali, non hanno la forza di fare film sanguinari. Forse anche perché non seguono più la cronaca nera dei giornali. A casa mia, quando mio padre leggeva il giornale, poi lo dava alla cameriera e lei la mattina chiamava noi sette fratelli per raccontarci le storie che aveva letto. Mi ha sempre affascinato. Per questo non è corretto definirmi un regista horror. Io faccio film realisti“.