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È morto Laurent Cantet, addio al Ken Loach francese

Una vita di impegno e cinema per il regista Palma d'oro a Cannes 2008

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Laurent Cantet e Peter Marcias (ph. Simone Ruggiu)
Laurent Cantet e Peter Marcias (ph. Simone Ruggiu)

Nel giorno del 25 aprile 2024, Festa della Liberazione, arriva la notizia della scomparsa di un regista famoso per il suo impegno sociale e per aver raccontato il mondo del lavoro, tanto da meritarsi il nomignolo di “Ken Loach francese”. A 63 è morto, infatti, Laurent Cantet, regista Palma d’Oro per La classe al Festival di Cannes del 2008, che diverse fonti davano al lavoro su L’apprenti e che il prossimo agosto avrebbe dovuto iniziare le riprese del film intitolato Enzo, con Elodie Bouchez e Pierfrancesco Favino.

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A darne comunicazione, la sua agente Isabelle de la Patellière, che ha diffuso attraverso l’agenzia di stampa France Presse la notizia del decesso, avvenuto giovedì mattina “a causa di una malattia”, come da dichiarazione arrivata a confermare l’anticipazione del quotidiano Libération, probabilmente quella che lo affliggeva da tempo.

Ma che non gli aveva impedito di firmare con altri 50 colleghi, nel dicembre 2023, una lettera aperta nella quale si chiedeva un cessate il fuoco e lo stop delle uccisioni nella Striscia di Gaza, con la creazione di un corridoio umanitario per gli aiuti e il rilascio degli ostaggi.

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Ricordato soprattutto per il Risorse umane del 1999, il A tempo pieno del 2001 e per il già citato La classe, Cantet aveva iniziato con il documentario Un été à Beyrouth nel 1990 passando poi a vestire il ruolo di assistente di Marcel Ophüls in Veillées d’armes (1994), sulla guerra nella ex-Jugoslavia.

È con profonda tristezza che abbiamo appreso della scomparsa di Laurent Cantet, un uomo di cinema che ha saputo unire dolcezza e ribellione. Insieme alla Cineteca sarda e agli altri organizzatori, prima della sua uscita nelle sale prevista per l’1 giugno, ho deciso di dedicargli l’anteprima pubblica (Carbonia, 2 maggio, Cine-Teatro Centrale, ore 18) del mio film documentario Uomini in marcia” sono state le parole del regista Peter Marcias.

Ovviamente “addolorato“, per usare il termine adoperato dal Festival di Cannes, che sul proprio profilo social ha ricordato il regista, definito un artista “impegnato“, “discreto” ed “essenziale” che “cercava la luce nonostante la violenza sociale e trovava la speranza nonostante la durezza della realtà“, e profondamente convinto che “il cinema possa cambiare la vita delle persone“.

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