“Via col vento” razzista, HBO lo ritira

In seguito alle proteste dopo la morte di Floyd la piattaforma di video in streaming ha deciso di rimuovere temporaneamente dal catalogo il film di Victor Fleming vincitore di 8 Oscar

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Via col vento, da icona del cinema mondiale a film da censurare perché razzista. HBO Max l’ha ritirato dalla programmazione, complici le proteste seguite all’uccisione del nero George Floyd da parte della polizia di Minneapolis.

La tormentata storia d’amore di Rossella O’Hara e Rhett Butler, ambientata negli anni della Guerra Civile, «è il prodotto del suo tempo; presenta alcuni pregiudizi etnici e razziali che sfortunatamente sono stati comuni nella società americana», ha spiegato un portavoce del servizio in streaming.

Via col vento però non è la sola produzione travolta dalle proteste. Dopo 33 stagioni Paramount Network ha cancellato a tempo indeterminato il popolare reality Cops. Lo show, che accompagnava vere volanti di pattuglia in varie città americane, aveva dato della polizia un ritratto positivo, agli antipodi con le brutalità emerse negli ultimi giorni.

«Queste rappresentazioni della società che sono nel film sono certamente in contrasto con i valori di WarnerMedia – spiega ancora il portavoce della società – quindi quando restituiremo il film a Hbo Max, tornerà con una discussione sul suo contesto storico e una denuncia di quelle stesse rappresentazioni, ma sarà presentato come è stato originariamente creato, perché altrimenti sarebbe lo stesso che affermare che questi pregiudizi non sono mai esistiti. Se vogliamo creare un futuro più giusto, equo e inclusivo, dobbiamo prima riconoscere e comprendere la nostra storia».

«È un film che glorifica il Sud ante bellum. È un film che, quando non ignora gli orrori della schiavitù, si ferma a perpetuare i più dolorosi stereotipi sulla gente di colore», aveva scritto Ridley in un op-ed sul Los Angeles Times. «Mettendo assieme i migliori talenti dell’epoca di Hollywood, romanticizzò una storia mai esistita, dando copertura all’iconografia dell’era delle piantagioni come materia di ‘tradizioni’ e non di odio».