Emily Blunt evita le “forti protagoniste femminili”: «sono la cosa peggiore»

L'attrice di The English spiega l'avversione per certi ruoli

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Emily Blunt The English

A breve distanza dalla conferma che non vedremo il Pirati dei Caraibi al femminile con Margot Robbie, è una voce importante come quella di Emily Blunt a dire la sua su certa caratterizzazione che si tende a sottolineare dalle parti di Hollywood, in genere relativamente ai ruoli affidati alle attrici. Che quando vengono chiamate a interpretare “forti protagoniste femminili” non sempre hanno la possibilità di dare vita a dei personaggi sorprendenti e soddisfacenti.

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Come quello della Lady Cornelia Locke che l’attrice ha portato sullo schermo nel suo prossimo The English, film western di Hugo Blick, “un personaggio con un segreto” della quale dice di aver “adorato la vivacità, la sua speranza, la sua ingenuità“.

Diversa insomma da uno stereotipo fintamente femminista che spesso si rivela sin dalla scrittura della storia.

“È la cosa peggiore in assoluto aprire una sceneggiatura e leggere le parole ‘protagonista femminile forte’ – ha dichiarato a The Telegraph. – Mi fa alzare gli occhi al cielo: sono già fuori. Mi annoia. Quei ruoli sono scritti come incredibilmente stoici, passi tutto il tempo a recitare in modo duro e dire cose difficili”.

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Niente a che vedere con la sua Cornelia, che “è più sorprendente di così. È innocente senza essere ingenua e questo la dà una forza da non sottovalutare”, ha spiegato al Blunt, che prossimamente sarà anche Katherine Oppenheimer nel biopic Oppenheimer di Christopher Nolan e nel Pain Hustlers di David Yates per Netflix.