«Non vedo l’ora che il pubblico veda The Beekeeper, un grande film di cui sono molto orgoglioso, eccitante e sofisticato, con tanto cuore e un crescendo di azione. David Ayer ha creato un vero e proprio mondo che potremmo continuare a esplorare se ci daranno la possibilità di realizzare un sequel». Così ha detto l’attore Jason Statham, ospite lo scorso dicembre al Red Sea Film Festival e che vedremo nei panni di Adam Clay, un uomo la cui sete di vendetta lo trasformerà in una vera minaccia nazionale quando emergerà il suo passato come membro di una potente organizzazione segreta chiamata i Beekeepers.
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Statham: «Il genere action è visto con troppa diffidenza»
Non può certo lamentarsi Jason Statham del successo dei suoi film, da Lock & Stock – Pazzi scatenati, Snatch – Lo strappo, Revolver e La furia di un uomo – Wrath of Man di Guy Ritchie alle saghe di Fast & Furious, I mercenari e Transporters, passando per The Italian Job di Gary Gray, Collateral di Michael Mann, Parker di Taylor Hackford, Joker – Wild Card di Simon West. Ma l’attore, uno dei tipi più tosti di Hollywood, è consapevole di essere la star di un genere spesso sottovalutato: «Il pubblico di tutto il mondo ama i film ricchi di adrenalina, ma il cinema di azione è spesso visto con diffidenza. Nonostante io riceva sempre una grande accoglienza da parte degli spettatori, raramente capita di incontrare registi e attori di action movie nelle cerimonie di premiazione. Non mi lamento, intendiamoci, sono molto soddisfatto della mia carriera, che ho costruito senza strategie, semplicemente seguendo il mio istinto, consapevole che l’industria del cinema può farti raggiungere le stelle, così come scaraventarti nuovamente a terra. Ma io vado avanti per la mia strada coltivando le mie capacità fisiche anche attraverso le arti marziali, alle quali mi dedico sin da giovanissimo». Jason Statham
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Supereroi? No grazie Jason Statham
Grande fan di James Bond, Statham dichiara di non nutrire alcun interesse per i supereroi. «Sinceramente non mi alletta l’idea di indossare uno dei loro costumi. Appartengo alla vecchia scuola del cinema anni ‘80, sono stato ispirato da gente come Sylvester Stallone e Arnold Schwarzenegger, e prima di loro da Steve McQueen, Clint Eastwood, Paul Newman. Ve li immaginate loro con una maschera sul viso? Ma il cinema è come la musica, c’è chi ama il rock o il country e chi preferisce l’heavy metal».
E a proposito di Stallone, Statham aggiunge che proprio una sceneggiatura dell’attore di Rocky e Rambo lo riporterà insieme ad Ayer sul set di Levon’s Trade, tratto dal romanzo di Chuck Dixon. Il film parla di Levon Cade, che ha deciso di rigare dritto, vivere una vita semplice ed essere un buon padre. Ma quando Jenny, la figlia adolescente del suo capo, scompare, l’uomo torna in pista nell’oscuro mondo delle operazioni segrete, dove scoprirà una sinistra cospirazione criminale. «Sly è un grande scrittore, anche se forse non è consapevole di quanto sia bravo a costruire personaggi. Ayer, sceneggiatore oltre che regista, ha rimesso mano allo script, quindi il risultato sarà un film davvero fantastico».
L’attore poi lamenta la mancanza di una categoria degli Oscar riservata agli stunt. «Pensiamo ai film dell’Agente 007, di cui sono un fan sin da bambino, che ci inchiodano alla poltrona con magnifiche scene d’azione. I protagonisti di quelle incredibili acrobazie non sono gli interpreti di Bond, ma degli stunt che si allenano per anni e che rischiano la pelle per il successo del film. Sono professionisti di grandissimo talento, pari a quello di altre figure che popolano l’industria del cinema, eppure del loro lavoro nessuno parla nonostante siano gli artefici delle scene più spettacolari e mozzafiato a cui assistiamo sul grande schermo». Jason Statham