Si vive una volta sola, Verdone: “Da ora in poi solo film corali”

Al cinema dal 26 febbraio il nuovo film del regista. Una storia di amicizia tra ironia e spessore, con Anna Foglietta, Rocco Papaleo e Max Tortora

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La presentazione di "Si vive una vola sola" a Roma

Corale, goliardico, un po’ malinconico. In ogni caso non “una storiella”. Si vive una volta sola, il 27esimo film di Carlo Verdone, al cinema dal 26 febbraio, è tutto questo ma anche una divertente storia di amicizia tra scherzi e imprevisti.

Il regista, d’altra parte, ha raccontato che una volta ha fatto credere al figlio di essere stato selezionato da Francesco Totti per giocare a calcio come professionista. Anna Foglietta quando era bambina con la mamma e le zie un’estate a Ischia gettò dei polpi sulle spalle di alcuni turisti che prendevano il sole. Max Tortora da giovane prendeva di mira continuamente il vicino di casa. Anche per questo forse, per loro non è stato difficile interpretare un’equipe di chirurghi che fanno scherzi di ogni genere al collega Rocco Papaleo in “Si vive una volta sola”. Un quartetto di professionisti tanto abili in sala operatoria quanto irrisolti nella vita.

L’alchimia tra i protagonisti è uno dei punti di forza del film. “Eravamo amici e lo siamo diventati ancora di più sul set, ora ci chiamiamo anche solo per chiedere ‘come va’ – dice Verdone alla presentazione alla stampa a Roma – Ne ho fatto tanto di cinema, sono 40 anni che lavoro. Sentivo che era il momento di un film corale e penso che anche dopo Si vive una volta sola, tutti i miei lavori futuri saranno così”.

Un film dove la componente dell’amicizia è fondamentale quindi, ma guai a paragonarlo ad Amici Miei di Mario Monicelli. “Non volevamo assolutamente fare un omaggio. C’è il tema dello scherzo nella prima parte, ma poi il film prende un’altra direzione e la struttura è diversa” spiega Verdone che ha scritto la sceneggiatura con Michele Plastino e Giovanni Veronesi.

“C’è una certa cialtroneria e una certa solitudine che mi ricorda Germi che per me è sempre un modello, anche se involontario. Poteva diventare una storiellina quindi bisognava dargli spessore e con gli sceneggiatori e il cast siamo riusciti a trovare l’equilibrio giusto tra imprevisti e colpi di scena” continua il regista.

A Rocco Papaleo e ad Anna Foglietta la storia l’ha raccontata una sera sul divano. “Carlo ci ha raccontato questo soggetto a casa sua. È stato bello sentirsi parte di un progetto fin dall’inizio, che prendeva forma sulla fisionomia degli attori”.

In Si vive una volta Verdone, Rocco Papaleo, Anna Foglietta e Max Tortora, sono quattro medici che fanno parte di una équipe di altissimo livello, ma ognuno di loro nasconde i propri fallimenti e le proprie problematiche personali. L’interesse e la passione del regista per la medicina è noto (“Ne parlo e me lo chiedono così tanto spesso che ormai mi sto stufando anche io” ha detto) e si potrebbe pensare che abbia scritto il ruolo proprio per vestire il camice, ma lui smentisce. “Era già previsto nella storia che i protagonisti fossero medici. Ho studiato con un vero chirurgo, sono stato in sala operatoria, ho imparato a tenere il bisturi. Ma sapete la cosa che mi ha stupito di più? Quando l’intervento è riuscito o la situazione è sotto controllo i dottori parlano di qualunque cosa, di dove andare a cena, delle partite di calcio e persino del VAR!”

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