CIAK BIZARRO! ALLA RICERCA DEL TEMPO PERDUTO

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Il nostro excursus sui film mai realizzati dai nostri più importanti registi prosegue con Alla ricerca del tempo perduto di Luchino Visconti dalla Recherche di Marcel Proust. «Una sceneggiatura di 363 pagine per oltre tre ore di proiezione. Luchino aveva lavorato otto mesi ai sopralluoghi. Mentre si andava avanti, le situazioni emergevano le une dalle altre… la Ricerca brulicava di nuove scene, di sequenze brevi e autosufficienti (…) Una istantanea, acquistava, nel disegno del regista, la vivacità dello scorcio (…) Luchino mi diceva che un film d’insieme sarebbe stato il suo regalo e riconoscimento a Proust, per l’unità del Tempo perduto, la cui frammentazione era un cruccio per lo stesso Narratore». Così Suso Cecchi D’Amico, che sceneggiò nel 1970 uno dei massimi capolavori della letteratura universale insieme a Visconti ne ricorda il senso e le suggestioni creative.

Il testo seguiva «la continuità del percorso della Recherche: l’arrivo di Marcel a Balbec, les Jeunes filles en fleur, quindi Parigi, la guerra, la decadenza del superbo Charlus, le feste dei Guermantes, e ancora storie a incastro nella vicenda centrale (…) I dialoghi, per quanto possibile, erano quelli originari. E anche i luoghi, gli stessi che hanno ispirato il romanzo, Combray, la costa francese, Cabourg, Parigi, Venezia, interni di palazzi signorili». Visconti aveva scelto anche gli interpreti: Alain Delon avrebbe dovuto essere Marcel; Laurence Olivier o Marlon Brando,Charlus; Helmut Berger, Morel; Silvana Mangano, la Guermantes; incertezza invece sull’interprete cui affidare il personaggio di Albertine: forse, Charlotte Rampling. Purtroppo a causa di una rottura tra regista e produttore, Visconti portò avanti altri progetti; poi avrebbe voluto girare la Recherche dopo Gruppo di famiglia in un interno (1974), ma sopraggiunse una malattia invalidante e il film da Proust si rivelò a quel punto troppo complesso da girare. Oltre la sceneggiatura resta uno straordinario lavoro preparatorio, con centinaia di foto d’epoca e non (scattate per i sopralluoghi), nonché alcuni splendidi bozzetti del costumista Piero Tosi, che vi mostriamo nel nostro composit.

Lo sceneggiatore Enrico Medioli, oggi novantunenne, inizialmente contattato da Visconti insieme a Enzo Siciliano e ad altri due scrittori francesi, prima che Visconti affidasse l’intero lavoro di scrittura a Suso Cecchi D’Amico, in una recente (25.9.2016) intervista al quotidiano La Repubblica ha dichiarato: «Non riuscimmo mai a farlo: credo che Luchino avesse un eccessivo rispetto per quell’opera».

“Bizarro” il fatto che quando poi Medioli fu convocato da Sergio Leone per unirsi al team di sceneggiatori che diede origine a quel capolavoro dal titolo C’era una volta in America (il cui protagonista è il Tempo, in un percorso che torna su stesso), a simbolo della circolarità che caratterizza il film, abbia detto a Leone: «Proust comincia il suo romanzo con le parole: “Longtemps, je me suis couché” e lo termina con le parole “dans le Temps”.  E Noodles/De Niro ci racconta di “essere andato a letto presto” e nel finale ritorna giovane nella fumeria d’oppio, sorridendo beato per annullare i conflitti, gli errori e il Tempo».