Klondike, la recensione del film candidato per l’Ucraina agli Oscar

Maryna Er Gorbach ci porta al 2014, alle origini del conflitto russo-ucraino

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Klondike

Scelto per chiudere idealmente la sezione Best of 2022 della 17ª Festa del Cinema di Roma, il film che Maryna Er Gorbach dedica a tutte le donne è il candidato ufficiale dell’Ucraina al Premio Oscar 2023 per il Miglior Film Internazionale. In questo caso, il Klondike del titolo non ha nulla a che vedere con la regione del territorio canadese dello Yukon, resa famosa dalla corsa all’oro, qui tutto si svolge nella terra da mesi teatro del conflitto seguito all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. E non a caso il racconto delle origini del conflitto russo-ucraino era stato scelto per una eccezionale proiezione – profughi ucraini e membri della comunità russa presenti in Italia – in ‘triplice’ contemporanea tra la Capitale, il Linea d’Ombra Film Festival di Salerno e nella zona di guerra di Černivski (poi annullata a causa di nuovi attacchi).

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IL FATTO: Luglio 2014. Irka e Tolik sono in attesa di diventare genitori, vivono nella regione di Donetsk, Ucraina orientale vicino al confine russo, territorio conteso nei primi giorni della guerra del Donbas. Mentre discutono se anticipare o meno la nascita del loro primo figlio, vengono violentemente interrotti dal vicino schianto del volo MH17, evento che accresce la pericolosa tensione che già avvolge il loro villaggio. Il relitto incombente dell’aereo di linea abbattuto e una sfilata in arrivo di persone in lutto sottolineano il surreale trauma del momento. Poiché gli amici separatisti di Tolik si aspettano che egli si unisca ai loro sforzi, il fratello di Irka è infuriato con lui perché sospetta che la coppia abbia tradito l’Ucraina. Irka nel frattempo si rifiuta di essere evacuata, anche se il villaggio viene catturato dalle forze armate, e cerca di far riappacificare il marito con suo fratello chiedendo loro di aiutarla a riparare la loro casa bombardata.

Klondike

L’OPINIONE: Buio. Le voci dei due protagonisti ci arrivano prima ancora che noi si possa prendere coscienza della situazione nella quale vivono. Una allegoria molto esplicita di quello che sta succedendo ormai dal febbraio scorso in Ucraina, solo la prima delle tante che si susseguono nel film della regista ucraina premiata al Sundance IFF e alla Berlinale IFF. E che a partire dal disastro aereo del luglio del 2014 ci mostrano il dilagare della tensione tra separatisti russi e ucraini nelle regioni contese e recentemente oggetto di un referendum farsa del quale rischiamo di pagare le conseguenze a lungo. Una divisione che spacca famiglie e amicizie e che sembra l’unica realtà una volta posatasi la polvere che offusca il cielo, rendendo l’orizzonte ancora più limitato e impossibile poter guardare – sperare – troppo in là. Oltre i confini di un mondo oppresso, nel quale la condizione femminile è l’unica estranea alla contesa, tanto è infima e scarsamente considerata a vedere la rappresentazione e la denuncia che ne fa la quarantunenne cineasta. Non c’è scampo, non c’è libertà, nemmeno su sé stessi e la propria casa, alla quale la coppia sembra aggrapparsi, senza far troppo caso al via vai che la attraversa. Forse in un estremo atto di ribellione, forse nel tentativo di sopravvivere a un futuro di morte che si spera di emendare la nuova – faticosa – nascita che si prospetta. La forma scelta risulta a tratti un po’ farraginosa, ma la fissità dell’inquadratura e i movimenti semplici della macchina da presa e dei personaggi sono strumentali e tutt’altro che rappresentativi dell’inerzia che potrebbero suggerire. Sono – e siamo – tutti spettatori di eventi e di una drammatizzazione forse troppo teatrale che non indebolisce le emozioni messe in scena anche solo per suggestioni e suggerimenti.

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SE VI È PIACIUTO GUARDATE ANCHE… Avevamo già segnalato i 5 film utili a comprendere meglio il conflitto in Ucraina e l’attacco russo la prima volta che avevamo parlato di questo film, ve li riproponiamo: sono Reflection di Valentyn Vasyanovych, Homeward (Evge, 2019) di Nariman Aliev, Atlantis (2018) di Valentyn Vasyanovych e Bad Roads (Plokhiye dorogi, 2020) di Natalya Vorozhbit.

Klondike

RASSEGNA PANORAMICA
VOTO
klondike-la-recensione-del-film-candidato-per-lucraina-agli-oscarUcraina/Turchia 2022. Regia: Maryna Er Gorbach. Con: Oksana Cherkashyna, Serhii Shadrin, Oleh Shcherbyna, Oleh Shevchuk, Artur Aramian, Evgenij Efremov. Durata: 1h 40’. Distribuzione: Invisible Carpet