“CAFÉ SOCIETY”: L’EMOZIONE DELL’AMORE TARGATO WOODY

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È all’insegna del romanticismo che si apre la 69 edizione del Festival di Cannes, inaugurata dalla nuova commedia di Woody Allen, Café Society, ambientata tra New York e Hollywood negli anni Trenta, i preferiti dal regista, e illuminata dalle luci calde e morbide di Vittorio Storaro. Un agente hollywoodiano, Phil (Steve Carell), si ritrova improvvisamente tra i piedi il nipote Bobby (Jesse Eisenberg) che ha lasciato la Grande Mela e la grande famiglia ebraica per cercare il proprio posto altrove. Mentre lo zio cerca di piazzarlo nella sua società facendogli incontrare le persone giuste, il ragazzo si innamora a prima vista di Vonnie (Kristen Stewart), segretaria dolce e naif, che, già fidanzata, lo respinge. Tra i due giovani però c’è molto di più di una semplice amicizia, e quando Vonnie in lacrime rivela di essere stata abbandonata dal fidanzato, Bobby torna a sperare. Salvo scoprire però che l’uomo che Vonnie ama è proprio lo zio Phil, sinceramente innamorato della segretaria, ma indeciso se abbandonare o no la moglie dopo 25 anni di matrimonio.

“Credo di essere un grande, folle romantico» ha detto Allen, a Cannes a fianco di Jesse Eisenberg, Kristen Stewart, Blake Lively «cosa però che non ho sempre condiviso con le donne della mia vita. Non sono mai stato uno alla Clarke Gable o Cary Grant, ma ho reso romantica New York, il passato, e le storie d’amore come quella che avete appena visto. Amo i film romantici, appena posso ne faccio uno».

Niente di nuovo per il regista newyorkese, che alterna film più neri e pessimisti a quelli più leggeri e romantici, eppure ogni volta sembra di assistere a qualcosa di diverso e sempre capace di lasciare il segno anche grazie a una serie di fulminanti battute al quale Allen non rinuncia mai. Questa volta Woody riflette su occasioni e amori perduti, sulla felicità che ci sfugge di mano, sul rimpianto per quello che non è stato, sulla nostalgia per emozioni svanite.