È il re delle serie tv ma anche l’erede di Steven Spielberg. «Sono un autore impaziente. Non mi piace focalizzarmi su un solo progetto», spiega J.J. Abrams. Compie oggi 50 anni il nuovo re Mida di Hollywood, come viene soprannominato il regista che la rivista People nel 2005 aveva inserito tra le 100 persone dello star system americano da conoscere. Ma non ce n’era bisogno, la sua carriera parla da sé.
Figlio di Gerald W. Abrams, produttore e attore di Los Angeles, Jeffrey Jacob Abrams nato a New York il 27 giugno 1966, esordisce al cinema con la sceneggiatura di Armageddon – Giudizio finale (1998), scritta in collaborazione con Jonathan Hensleigh. La storia dello scontro catastrofico tra Bene e Male con Ben Affleck libera la sua fantasia visionaria, che poi nel tempo darà vita alle sue migliori opere di fantascienza. Prima di quel 1998 in cui fonda anche la sua casa di produzione, Bad Robot Productions, Abrams si era già messo alla prova in altre sceneggiature come Filofax – Un’agenda che vale un tesoro (1990) di Arthur Hiller, A proposito di Henry (1991), diretto da Mike Nichols, con Harrison Ford, Amore per sempre (1992) di Steve Miner. Ma la sua passione per il cinema si era già rivelata a 16 anni quando compose le musiche per il film Nightbeast di Don Dohler.
Abrams si è dedicato anche alla produzione di commedie come Tre amici, un matrimonio e un funerale (1999) e a piccoli ruoli da attore come in 6 gradi di separazione (1993) di Fred Schepisi, prima di arrivare nel mondo delle serie televisive. Inizia da Felicity il viaggio dal successo sicuro rivolto a un pubblico giovane. Continua poi con Alias, un mix di spionaggio e fantascienza, e Lost: la serie cult con cui ha vinto un Golden Globe e tre Emmy. I naufraghi sull’isola sperduta hanno portato davanti alla televisione milioni di spettatori e hanno segnato il definitivo trionfo del regista. Mentre progetta la serie sci-fi Fringe, con protagonista Joshua Jackson, produce anche Cloverfield, affidando all’amico Matt Reeves la direzione dei lavori di un monster movie ambientato in una New York minacciata da un misterioso mostro gigante.
La sua impresa titanica rimane Star Trek, il reboot della famosa saga di Gene Roddenberry di cui firma la regia. Il film del 2009 che si aggiudica un premio Oscar per il miglior trucco è l’occasione perfetta per J.J. Abrams di divertirsi con il lens flare, di cui fa abuso anche in Star Trek – Into Darkness e Star Wars: Episodio VII – Il risveglio della Forza. «Durante la proiezione del primo montaggio di Into Darkness mia moglie non riusciva a vedere più niente per via di questi folli bagliori», ha ammesso il regista, «So che tutti mi criticano per questo. Ma ci sono volte in cui sto girando una scena e penso, ehi, qui ci starebbe benissimo un lens flare». Dopo un breve ritorno alla televisione con le serie tv Anatomy of Hope e Alcatraz, lavora con Steven Spielberg a Super 8: un omaggio al cinema fantascientifico del grande maestro, da Incontri ravvicinati del terzo tipo fino ai Goonies di Richard Donner. Un universo di vite parallele, avventure paranormali e creature soprannaturali che a 50 anni J.J. Abrams non ha ancora smesso di sognare.