Qualche giorno fa, in un’intervista alla rivista The Hollywood Reporter, Kristen Stewart aveva criticato il “dress code” da red carpet di Cannes, affermando che «ormai non si può più chiedere a qualcuno di indossare per forza i tacchi e l’abito lungo: come non si chiede ai ragazzi di farlo, non si può più chiedere neanche a me». E anche se alla fine si è presentata sulla Croisette proprio così, in tacchi vertiginosi e vestito, l’insieme è di quelli giusti per spezzare le regole classiche della diva in passerella: capelli cortissimi e ossigenati, niente gioielli, un abito di maglina quasi da combattente che risalta il suo stile androgino degli ultimi mesi.
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Kirsten è a Cannes per presentare il suo esordio alla regia, il cortometraggio Come Swim, ma già da anni è un’habitué del Festival: l’anno scorso era protagonista di due titoli in programma, Café Society di Woody Allen e Personal Shopper di Olivier Assayas, nel 2014 in Sils Maria sempre di Assayas e nel 2013 era arrivata per partecipare al red carpet di Cosmopolis, interpretato dall’allora fidanzato (già in crisi) Robert Pattinson. Da due anni Kristen ha dichiarato di essere bisessuale (la sua ultima fidanzata è la super modella Stella Maxwell) ed è sempre più impegnata ad abbattere gli stereotipi di genere, anche nel look. Il vestito scelto stasera per il suo debutto alla regia a Cannes ne è la prova: Kristen non vuole essere etichettata, né tantomeno imbrigliata dalle regole del cerimoniale. Tant’è vero che nel suo futuro c’è forse il ruolo più ambiguo e sfuggente di sempre, un vero gioco di specchi di identità: Kristen interpreterà JT Leroy, lo scrittore transgender a malato di AIDS di libri celeberrimi come Ingannevole è il cuore sopra ogni cosa, in realtà uno pseudonimo frutto della fantasia della scrittrice Laura Albert.
(foto di Pietro Coccia)
