LE CONFESSIONI

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3 Stelle (3,0 su 5)

Italia/Francia, 2016 Regia Roberto Andò Interpreti Toni Servillo, Connie Nielsen,Pierfrancesco Favino, Daniel Auteuil,Lambert Wilson, Richard Sammel, Marie-Josée Croze, Moritz Bleibtreu, Togo Igawa,Johan Heldenbergh, Andy de la Tour, John Keogh, Aleksey Guskov Distribuzione 01 Durata 1h e 40′

In sala dal 21 aprile

In un lussuoso albergo in Germania si svolge un delicato summit dei ministri dell’economia mondiale in cui si dovranno decidere dolorosi interventi. Agli otto ministri si aggiungono tre figure estranee: un frate (Toni Servillo), una scrittrice e un musicista, tutti invitati dal presidente del Fondo Monetario Internazionale. Quest’ultimo viene trovato morto la mattina dell’inizio dei lavori. Suicidio o omicidio? I sospetti cadono sul frate al quale il presidente aveva chiesto di essere confessato…

Roberto Andò (Viva la libertà) costruisce un film a metà tra il giallo e l’analisi di una società ormai dominata dalla finanza e dagli interessi economici, più che dalla politica. L’inizio ricorda un po’ le tematiche di Todo Modo di Elio Petri, ma senza gli echi di beffardo pamphlet di quella pellicola. Lo smarrimento che ne deriva è doppio: da un lato né i responsabili della sicurezza né i vari ministri riescono a strappare al frate (che simbolicamente di cognome fa Salus) la minima testimonianza di quanto è avvenuto, anche in rispetto al segreto della confessione. Dall’altro, senza la guida carismatica del capo del FMI, nessuno è più sicuro della decisione da prendere, anzi, proprio l’irremovibile fermezza del frate (in parte coadiuvato dalla scrittrice) sgretola le coscienze di alcuni.

In questo scontro tra l’organizzata corruzione della finanza e la francescana (anche se a tratti un po’ ambigua) accettazione del mondo di Salus, a uscirne vincitrice sembra la filosofia di quest’ultimo («Io sto dalla parte della pietà»). Ma non scommetteremmo molto sulla tenuta di quest’apparente soluzione. Il discorso di Andò è lucido e incisivo quando si muove sul terreno del thriller quasi metafisico, mentre si appanna e si allunga (la dilatazione del tempo è una scelta narrativa, ma finisce col pesare sullo spettatore) quando affronta il confronto politico-economico. Nel cast internazionale si distinguono le performance di Daniel Auteuil (il sofferto presidente del del FMI), di Pierfrancesco Favino, sempre a fuoco nel ruolo del corrotto suo malgrado ministro italiano e di Toni Servillo, che dà tempi e sguardi adeguati a frate Salus.