Spanish Screenings: da Malaga il futuro del cinema spagnolo

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Antonio Banderas al Festival di Malaga

Tra poche settimane Pedro il Grande (Almodovar, si intende!) sarà il re di Cannes, chiamato a presiedere la giuria della 70esima edizione del Festival, ma intanto il cinema spagnolo festeggia a Malaga i successi dell’ultimo anno, lancia nuovi progetti, celebra le proprie star, accoglie centinaia di giornalisti, compratori da oltre 40 paesi, più di 3mila professionisti del settore, ma fa spazio anche ai tanti fan radunati intorno ai numerosi red carpet srotolati sugli scintillanti pavimenti della città andalusa, adagiata sul mare e bagnata da un sole quasi estivo.

In questi giorni il 20esimo Festival di Malaga, diretto da Juan Antonio Vigar e dedicato al cinema spagnolo (anche in coproduzione con i paesi dell’America Latina) ha incrociato l’undicesima edizione degli Spanish Screenings – Malaga de Cine 2017 (piattaforma per la promozione internazionale della Spanish Film Industry) organizzati dal FAPAE, Confederazione dei Produttori Audiovisivi Spagnoli presieduta da Ramon Colom. A dimostrazione di quanto sia vincente l’idea di associare vetrine, competizioni e mercati. Abbiamo potuto scegliere tra oltre 400 titoli, intervistare in esclusiva registi e attori dei film che vedremo nei prossimi mesi (o anche giorni, per esempio La vendetta di un uomo tranquillo, dal 30 marzo nelle nostre sale distribuito da Bim), partecipare a round table, conferenze stampa e premiazioni. Senza contare che approfittando delle pause tra un impegno e l’altro ci sono gli splendidi musei di Malaga, da quello di Picasso fino al Centre Pompidou, ma anche mercati, negozi, le bellissime strade pavimentate del centro storico, la gigantesca spiaggia di Malagueta. Una vacanza? Certo che no! È vero che la sera ci si ritrova alla Bodega El Pimpi fra tapas e sangria, ad applaudire chi canta e balla la sevilliana, ma la fittissima schedule quotidiana prevede numerose proiezioni e ore di junkets al Malaga Palace, quartier generale degli Spanish Screenings.

I dati forniti da FAPAE in una conferenza stampa al Teatro Cervantes alla quale hanno preso parte i già citati Ramon e Vigar, Manuel Gómez Cardeña, presidente di AEPAA-APRIA (Asociación de Empresas de Producción Audiovisual e Productores Independientes de Andalucía) e David Rodríguez, general manager di COMSCORE Spain & Portugal, parlano chiaro: i film spagnoli venduti all’estero, 146 nel 2016, visti da 14 milioni di persone, sono aumentati dell’11%, e indovinate un po’ qual è il paese che ne compra di più? È l’Italia, che con ben 40 titoli ha raggiunto un record. Seguono la Francia (29), la Colombia (26), il Brasile (24), il Messico (23), il Portogallo (23) e l’Argentina (21). Gli Stati Uniti sono invece il paese che commercializza il maggior numero di copie. Il film che nel 2016 ha avuto più successo nel mondo è stato Julieta di Pedro Almodovar, venduto in 50 paesi e orgoglioso dei suoi tanti premi e dei 20 milioni di incasso. Augustin Almodovar che ha ritirato il premio FAPAE-COMSCORE per l’impatto internazionale della pellicola, ha detto: «Siamo felici del successo, ma è chiaro che la Spagna non è più un mercato sufficiente, né l’unico specchio nel quale guardarci. Nulla è più universale del linguaggio cinematografico e se lavori con passione e talento non esistono barriere culturali».

Il Sales Office degli Spanish Screenings di malaga

Il genere cinematografico più amato all’estero è il dramma, ma subito dopo viene la commedia, seguita dai documentari (con un aumento quasi del 18%), i thriller, l’azione, l’animazione e l’horror. E sommando gli 81 milioni di euro guadagnati nel mondo ai 110 raccolti in patria, il cinema spagnolo vanta un box office complessivo di 191 milioni di euro.

Tutto bene, dunque? Non proprio. «Grazie anche allo sforzo del Ministero della Cultura abbiamo realizzato molte cose buone – dice Colom – ma il cinema spagnolo ha bisogno di vitamine. Oggi per i nuovi progetti possiamo contare solo su 30 milioni di euro mentre ce ne vorrebbero almeno 60. È necessario inoltre costruire uno star system comune con tutti i paesi di lingua spagnola per allargare il mercato, rilanciare la promozione, ottenere un maggiore sostegno da parte della tv pubblica, l’abbassamento dell’iva al cinema come è stato fatto per gli spettacoli dal vivo, un aumento degli sgravi fiscali per le imprese fino al 25-30%, un mutamento di strategie ferme al 1982, un solido investimento nelle nuove tecnologie e piattaforme, uno spazio maggiore per i film stranieri nelle nostre sale. Dall’Italia, ad esempio, ne arrivano solo due o tre all’anno. Sarebbe poi auspicabile che la politica culturale non dipendesse dalle sorti dei diversi partiti. Negli ultimi anni gli spagnoli hanno cominciato ad apprezzare maggiormente il nostro cinema ma io sogno il giorno in cui lo preferiranno a quello americano e francese».

Alessandra De Luca

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