L’arrivo in sala dell’astronave Dune – Parte Due di Denis Villeneuve, dei suoi eroi (il Paul Atreides di Timothée Chalamet, il popolo dei Fremen, la bella Chani di Zendaya) e dei loro cattivi nemici (come l’Imperatore Shaddam IV del divertito Christopher Walken), ci proietta nel futuro della Space Opera e ci rimanda al passato di un progetto epico quanto maledetto. Del quale abbiamo approfondito ogni aspetto nel numero di CIAK in edicola questo mese.
LEGGI ANCHE: Ciak vola su Arrakis, è Dune 2 la cover di marzo
Già su livelli stellari al box-office italiano come in quello internazionale (oltre 81 milioni incassati negli Usa e più di 178 in tutto il mondo), abbiamo visto come la versione hollywoodiana del canadese Denis Villeneuve (scoperto alle Giornate degli Autori nel 2010 e poi candidato all’Oscar per La donna che canta) assomigli più a quella di un diligente artigiano (Sicario, Arrival, Blade Runner 2049) che di un visionario di talento. Ma alle prese con la saga di Frank Herbert, il bravo Denis ha provato ad alzare il livello sfidando un monumento della Science Fiction letteraria, un totem della divinazione sul futuro della razza umana che per decenni ha ossessionato gli appassionati. Rispetto ai sei volumi della saga si è concentrato sulle prime due parti, raccolte dallo stesso Herbert in un solo, gigantesco capitolo della battaglia per il possesso della Spezia e del pianeta Arrakis.
LEGGI ANCHE: Dune – Parte due, la recensione
Questa non è una tribuna di giudizi critici, anche se l’ottimo risultato del primo capitolo firmato da Villeneuve nel 2021, benedetto alla Mostra di Venezia, parla in suo favore. Mi interessa di più capire se, tra il fumettistico Flash Gordon, la memorabile trilogia di Star Wars (con infiniti cascami audiovisivi), le incursioni di Christopher Nolan e Ridley Scott, senza scomodare Stanley Kubrick, il suo Dune segnerà un nuovo capitolo del genere.
Come si sa, la tecnologia degli effetti speciali e l’era digitale hanno profondamente cambiato il panorama della fantascienza come atto visivo: ciò che i grandi narratori potevano rendere credibile sulla pagina, diventava reale davanti agli occhi dello spettatore senza più concessioni meramente fantastiche di cartapesta. Il rischio, come ben sanno alcuni dei registi che si sono misurati con questo passaggio epocale, è di costruire mondi troppo smaccatamente artificiali, giocattoloni più adatti ai videogame che alla magia illusoria del cinema. Ma la scommessa spalanca anche potenzialità inedite al sogno di Meliès e in buona misura Dune ci porta su questa seconda strada.
LEGGI ANCHE: Dune: Messiah, Denis Villeneuve verso la sua prima trilogia
In fondo questo era il sogno di David Lynch nel 1984 con la prima versione del romanzo di Herbert ma, come ricordiamo, i viluppi del romanzo catturarono l’autore di Twin Peaks fino a farlo perdere in un labirinto senza senso benché oggi di culto. Altra storia per il sogno di Alejandro Jodorowsky che aveva immaginato – e disegnato – Dune dieci anni prima, nel 1974 con la benedizione dello scrittore.
Certo, un kolossal hollywoodiano affidato a un genialoide dallo spirito ribelle e visionario, con la colonna sonora dei Pink Floyd e partecipazioni del tutto estranee alla logica delle majors (Orson Welles, Mike Jagger, Salvador Dalì) partiva già con le stimmate della maledi- zione impossibile. Lo racconta bene lo stesso autore nel documentario di Frank Pavich (Jodorowsky’s Dune del 2013), ma quel documento ci conserva soprattutto il mirabolante story-board disegnato dall’artista cileno e poi fatto fumetto, insieme a Moebius, all’interno della saga L’Incal (1981-1988). È una fonte miracolosa a cui hanno attinto in molti, da Lynch a Scott, da Lucas allo stesso Villeneuve.
Per questo il nuovo Dune rimarrà comunque una pietra miliare: perché porta a compimento un sogno premonitore del ’900: tra le sabbie del pianeta Arrakis si consuma uno scontro di civiltà risolto dal nuovo Mahdi, quasi fosse ormai imminente il trionfo delle bandiere del Profeta. Il vecchio Mahdi ebbe, per la verità, breve vittoria nel deserto di Khartoum. Il trionfo di Atreides (un nome di radice greca e mitico a sua volta) segnerà in futuro una svolta nel futuro della nostra umanità? Talvolta il cinema anticipa la Storia.