Margot Robbie: “C’è un po’ di Harley Quinn in me”

Abbiamo incontrato l'attrice durante le riprese di The Suicide Squad ad Atlanta

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margot robbie harley quinn

Ai tempi della visita sul set, ad Atlanta, prima della pandemia, Margot Robbie non sapeva
ancora che sarebbe stata diretta da Greta Gerwig sul set del film sulla bambola più famosa, Barbie, né che sarebbe stata Marion, in lutto per la morte di Robin Hood (entrambi i film sono in lavorazione).

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Non aveva neppure deciso di prendersi una pausa da Instagram, dove a seguirla sono in più di 27 milioni. Quello che già allora sapeva è di aver stabilito con il suo alter ego, Harley Quinn, una sintonia duratura e profonda, nata con il primo Suicide Squad, continuata con Birds of Prey e pronta a rinnovarsi nel film di James Gunn.

Margot Robbie, come è stato per lei tornare a vestire i panni di Harley Quinn?

Mi diverto sempre quando mi trasformo in lei. È lo stesso personaggio ma questa volta esplorerà nuovi lati di sé, grazie alla direzione di un genio ironico come James (Gunn). Di fondo però rimane la stessa: un’adorabile psicopatica.

Situazione sentimentale?

L’abbiamo conosciuta innamorata e in coppia, l’abbiamo rivista in Birds of Prey che era single ma non stava bene in quella condizione, la incontriamo ora, in un altro momento della sua vita, “single and ready to mingle”, la incontreremo persino in situazioni romantiche che è stato molto divertente esplorare.

Margot Robbie Harley Quinn

Questa volta sarà in scena con diversi altri personaggi, in un’opera corale.

Dico sempre che Harley è come una bambina, mettetela in un parco giochi pieno di altri bimbi e lei sarà felice. Avere partner di scena di questo calibro, mi ha permesso di divertirmi insieme a loro, tirando così fuori i lati migliori del mio personaggio.

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Amore, amicizia, pugnalate alle spalle, attacchi frontali. Lei ha sempre un’idea chiara di come giudica le persone e non manca mai di farglielo sapere. In una parola, è imprevedibile.

Riesce davvero a non portasela a casa, Harley Quinn, una volta finite le riprese?

Diciamo che gli ultimi due film sono arrivati uno dopo l’altro, quindi forse Harley è entrata nella mia vita un po’ più del solito. In generale però, non sono una ‘method actor’ e quindi smetto di essere il personaggio fra un ciak e l’altro.

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Volendo usare una percentuale, confesso che c’è un 5% di Harley Quinn nelle cose che faccio ogni giorno. Non so mai quando, ogni tanto, lei viene fuori con una delle sue bravate, cogliendo alla sprovvista anche me.

James Gunn ha anticipato che gran parte delle scenografie di The Suicide Squad – Missione Suicida sono state scene reali. Pochi effetti speciali.

Ho lavorato in produzioni in cui non sapevo quanto sarebbe stato grosso l’oggetto che avrei dovuto avere di fronte, rendendomi poi conto una volta guardato il film che avrei dovuto reagire in tutt’altro modo.

È davvero una benedizione interagire con la realtà, perché non importa quanto bravo sei come attore, quanto riesci a spingere la tua immaginazione, non riuscirai mai a replicarla.

Per esempio?

In una delle prime scene che abbiamo girato eravamo sulla spiaggia, io dovevo venire fuori
dall’acqua e correre sulla sabbia, in una zona di guerra in cui le esplosioni si susseguivano
ovunque. Una cosa allucinante.

Certe sensazioni non le puoi assolutamente replicare in scena se non le vivi. Come la reazione a una bomba che ti esplode davanti. Ecco perché lavorare così per un attore è un privilegio.