Oscar 2022, Massimo Cantini Parrini si racconta

Crialese, Nicchiarelli e un film top secret dopo la nomination per Cyrano

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Massimo Cantini Parrini

Nella Oscar Night di domenica 27 marzo faremo tutti il tifo per lui (e per gli altri italiani candidati), ma paradossalmente quello di Massimo Cantini Parrini è ancora un nome con il quale qualcuno non ha familiarità. Eppure il 51enne fiorentino può vantare due nomination al Premio Oscar per i Migliori Costumi, per Cyrano, dopo quella dell’anno scorso (per Pinocchio). E non solo.

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Come ricorda l’ANSA, che lo ha intervistato, prossimamente si occuperà dei costumi di Chiara di Susanna Nicchiarelli, dove la santa di Assisi sarà interpretata dalla Margherita Mazzucco dell’Amica Geniale, del nuovo film di Roberta Torre e della serie Sky dei fratelli D’Innocenzo. Ma anche de L’immensità di Emanuele Crialese, dove vestirà Penelope Cruz con “costumi d’epoca più borghesi” e “ad aprile una produzione internazionale, al momento top secret.

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L’anno scorso aveva già pensato a dove esporre l’Oscar, in caso di vittoria (andata poi a Ann Roth per Ma Rainey’s Black Bottom), in mezzo alla sua collezione di oggetti dorati. Speriamo che Jenny Beavan (Crudelia), Luis Sequeira (La fiera delle illusioni – Nightmare Alley), Paul Tazewell (West Side Story), Jacqueline West e Bob Morgan (Dune) non infrangano il suo sogno.

“Ma la soddisfazione è stata già in partenza quando mi ha chiamato per la prima volta uno Studio americano, la Mgm, – racconta. – E’ stato esaltante: sono stati realizzati più di 700 costumi e se consideriamo che eravamo in quarantena e anche farsi arrivare le stoffe era un’impresa, si capisce perché lo sforzo di tutti era al massimo”.

Parola di professionista, e dalla grande esperienza, formatasi alla scuola del Centro sperimentale di cinematografia (“la consiglio a chi vuole fare questo mestiere”) e nei tanti film in costume che lo hanno visto protagonista. “Una rarità, – dice – perché in Italia se ne fanno pochi e sono produzioni più costose“, ma c’è sempre modo per prepararsi se si vuole seguire le sue orme: “storia del costume, storia dell’arte e poi provare il Centro sperimentale o le scuole d’eccellenza come a Londra, loro il film in costume non l’hanno mai abbandonato, forse è il loro dna di conservatori“.

Per lui tutto nacque con Camera con vista di James Ivory“lo vidi da adolescente, collezionavo già abiti antichi, ora sono arrivato a superare i 4000 abiti, fu la mia strada” – anche se è nei musei e nell’arte che oggi trova la sua ispirazione.

“Vengo dalla scuola di Piero Tosi, porto avanti quel linguaggio filologico che evita la tecnologia, parte dalla ricerca storica, dalla visita ai musei che per me è imprescindibile anche per progetti contemporanei e poi mi faccio ispirare dall’antico , non perdo una mostra e quando inizio un nuovo film – spiega ancora ad ANSA. – Vado da solo in quei tre o quattro musei fondamentali per quella storia. Il mio favorito a prescindere? La Galleria Nazionale di Arte Moderna a Roma, adoro l’800 e il primo ‘900, vado di continuo ed ogni volta è una emozione”.