Sei pezzi facili, Paolo Sorrentino riporta Mattia Torre al suo pubblico

Grandi attori danno vita alle opere dello sceneggiatore scomparso

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Sei pezzi facili, Paolo Sorrentino

Da Migliore a Gola (in anteprima su RaiPlay già da sabato 12), passando per Perfetta, Qui e ora, 465, In mezzo al mare: dal 19 novembre e per i cinque sabati successivi, alle 22 su Rai 3, Rai Cultura propone al pubblico Sei pezzi facili, sei tra le opere teatrali più famose di Mattia Torre, con la regia televisiva del Premio Oscar Paolo Sorrentino.

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Valerio Mastandrea, Geppi Cucciari, Giordano Agrusta, Massimo De Lorenzo, Cristina Pellegrino, Carlo De Ruggieri, Paolo Calabresi e Valerio Aprea: tutti gli attori scelti dal geniale sceneggiatore di Boris scomparso nel 2019 a soli 47 anni per interpretare i suoi personaggi tornano in scena per questo particolare allestimento, prodotto da Fremantle in collaborazione con The Apartment per Rai Cultura.

Sei pezzi facili, Calabresi e Aprea

“Un dono ai telespettatori”, lo definisce Silvia Calandrelli, Direttore di Rai Cultura ed Educational, in linea con il suo AD Carlo Fuortes, entusiasta della possibilità di riprendere una tradizione antica e di presentare la Rai come “la casa, il laboratorio dei più grandi attori, intellettuali, registi” già rispolverata con l’Esterno Notte di Marco Bellocchio. Fondamentale in questo senso la presenza di Paolo Sorrentino, coinvolto da Lorenzo Mieli di The Apartment del gruppo Fremantle e – soprattutto – da Francesca Rocca, moglie di Torre, che spiega “i suoi sono spettacoli di parola, e pretendeva che ogni parola venisse detta come era nel suo testo”. “Era uno scrittore e un regista molto rigoroso, che Paolo ha dimostrato di aver fotografato pur non conoscendolo da tanto tempo – ha raccontato, parlando dell’opera di Sorrentino. – Vi ho trovato quel che io amavo di Mattia. Diceva sempre che la comicità serve a portare a bordo tutti, per poi farli stare male, voleva che più persone possibile vedessero il suo lavoro e questo è davvero il più grande regalo per i suoi 50 anni, che sarebbero caduti quest’anno”.

Come sottolinea l’AD della società di produzione, “Per volontà di Paolo e di tutti, le riprese si sono svolte all’Ambra Jovinelli, che è sempre stato il teatro di Mattia e che ha smontato alcune sue date per essere libero e permetterci di lavorare, proprio per rispetto al teatro di Mattia”. “Mi manca molto, e attraverso questi spettacoli è stato come risentire la sua voce, qualcosa di commovente – dice Sorrentino, spiegando le ragioni che lo hanno spinto a impegnarsi nel progetto. – E poi il teatro di Mattia aveva assolutamente bisogno di una amplificazione, che la tv, e in particolare la Rai, poteva dare. Ma la definirei più una necessità che una ambizione”.

“Come regista ho fatto una regia dai minimi appigli cinematografici, che è l’unica cosa che so veramente fare – entra nel dettaglio. – Una vaghissima ibridazione, diversa dalla rappresentazione piatta del teatro vista per anni in televisione, ma sempre rispettando quello che aveva in testa Mattia, che ho ricostruito raccogliendo le testimonianze dei suoi attori e che era sufficientemente compiuto, e non aveva bisogno di interventi particolari, al limite di un ritmo cinematografico che permettesse di declinarlo in tv”. “Non so se sarei in grado di realizzare una regia teatrale – ha continuato, – non è affare mio. Qui ho inserito giusto delle postille qua e là, in testa o in coda agli spettacoli, anche per giustificare il lauto compenso ricevuto! A parte gli scherzi, quando le cose non funzionano devi supplire con la fantasia, ma altrimenti non serve reinventare una cosa bella di per sé come il teatro di Mattia Torre, fatto di testi forti e ben congegnati. Con in più questi attori, il mio ruolo si è limitato a trovare gli angoli delle inquadrature e il ritmo migliore, ma non per pigrizia, perché così avevo fatto in Sabato domenica e lunedì o Le voci di dentro di Eduardo, al quale han fatto di tutto, ma che ho voluto portare dove lui voleva si svolgessero le sue opere”.

“Con i monologhi sarebbe difficile, ma 456 e Qui e ora sarebbero dei meravigliosi punti di partenza per film bellissimi – dichiara il regista, riguardo alla possibilità di trarre dei film da questi testi, dopo aver portato la loro rappresentazione teatrale in tv. Per poi tornare a parlare dell’unicità dell’autore scomparso… – Il suo essere comico, ma su temi profondi e delicati, libero, e non schiavo di certe derive che vediamo ultimamente, estremamente appassionato e coerente nei toni usati, lo rendono un grande indagatore delle nostre miserie, che ci ricorda possano essere amate. Qualcosa che me lo rende ancora più vicino”.

Sei pezzi facili, Valerio Mastandrea

“Di quella miseria lui faceva parte, e lo raccontava – aggiunge Valerio Mastandrea. – Mattia non giudicava da lontano, si metteva dentro quello che scriveva, e ne rideva. Era un grande gesto di autoironia, se vogliamo. La sua originalità era quella di raccontare le situazioni degli esseri umani di cui si sentiva responsabile, pur non avendo alcuna colpa. Per noi, invece, è stato un viaggio sentimentale, e ognuno ha fatto il suo, mettendoci quello che sentiva e provava. Personalmente per il teatro provo amore e repulsione e negli ultimi 15 anni ho fatto solo questo, per Mattia, e dopo 5 anni questa è la prima volta che lo rifaccio senza di lui. Anche per questo volevo ringraziare Paolo Sorrentino, per esser stato rispettoso della nostra emozione e del lavoro di Mattia, anche se so che non ha fatto tutto questo senza convenienza, visto che ora avere tutti noi nel curriculum gli porterà molto lavoro…”.

“Nel fare questi due monologhi e lo spettacolo a due con Paolo Calabresi ho provato la più grande emozione della mia vita, professionale e umana – dice anche Valerio Aprea. – Questo è davvero il coronamento del lavoro di Mattia, nato quasi 20 anni fa ormai, quasi in sordina, in teatri come il Cometa Off a Testaccio, dove per riempire 100 posti chiamavamo gli spettatori a casa, col fisso. Son sicuro che impazzirebbe nel vedere l’impianto cinematografico messo su da Sorrentino e so che sta godendo come un matto.

“Il mondo ha perso un grandissimo attore e drammaturgo, e noi un amico, pieno di talento, che ha creduto in noi – conclude Geppi Cucciari. – Ogni giorno mi chiedo come Mattia avrebbe trattato quello che vediamo e che succede intorno a noi. Scriveva di quello che lo faceva riflettere, e se era qualcosa che non conosceva, si preparava. Per il suo ultimo monologo, che ho il privilegio di portare in teatro, dà voce a una donna che non sono io, ma che mi somiglia come nessuna altra, e celebra persino la bellezza e la vita nel suo ciclo mestruale. Per il quale ha studiato, parlando con ginecologhe, con sua moglie ostetrica, facendone la base da affinare poi con la sua genialità e la competenza che dovrebbe essere centrale nella vita di tutti noi”.

Sei pezzi facili, Geppi Cucciari

Mattia Torre

autore teatrale, sceneggiatore e regista. Dopo le prime commedie teatrali, è co-sceneggiatore del film “Piovono mucche” di Luca Vendruscolo. Nel 2003 vince con il suo monologo teatrale “In mezzo al mare”, con Valerio Aprea, la 17°rassegna “Attori in cerca d’autore”. Nel 2005 scrive e dirige il monologo teatrale “Migliore”, con Valerio Mastandrea. È tra gli autori del programma Parla con me di Serena Dandini. Con Giacomo Ciarrapico e Vendruscolo scrive la serie Tv “Buttafuori” e, dal 2007, la prima, la seconda e la terza stagione di “Boris”. Della seconda è anche co-regista. Con gli stessi autori, scrive e dirige “Boris – Il film”. Nel 2011 scrive e mette in scena lo spettacolo teatrale “456” di cui realizza anche il sequel Tv. È autore e regista dello spettacolo teatrale “Qui e ora” con Mastandrea e Aprea. Nel 2014, insieme a Ciarrapico e Vendruscolo scrive e dirige il film “Ogni maledetto Natale”. Nel 2015 scrive con Corrado Guzzanti la serie Tv “Dov’è Mario?” Nel 2017 scrive e dirige la serie Tv “La linea verticale”.

 

Di seguito trame, titoli e interpreti dei sei pezzi facili di Paolo Sorrentino che vedremo in tv >>>