Dopo un paio di cortometraggi e in attesa di avere la conferma che si tratti dell’ancora senza titolo Arthur C. Clarke Project legato al nome di Apichatpong Weerasethakul, si torna a parlare del regista thailandese di Memoria. Soprattutto per la notizia riportata da Les Inrockuptibles della lunga permanenza di Tilda Swinton – già con lui nel film premiato al Festival di Cannes nel 2021 – sul nuovo set. Otto mesi in Sri Lanka, dove il filmmaker aveva da tempo confessato di voler girare il suo progetto successivo, del quale non si erano avute altre notizie.
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Una doppia sorpresa, dunque, che svela il lungo impegno dell’attrice – che prossimamente vedremo tra le protagoniste del primo film in lingua inglese di Pedro Almodóvar – sul set di quella che Weerasethakul ha lasciato intendere sarà una storia ispirata alla vita di Arthur C. Clarke, autore di “2001: Odissea nello spazio”, “vissuto e morto nello Sri Lanka“.
“Uno dei suoi libri, Le fontane del paradiso, è ambientato in una terra immaginaria basata su un paesaggio dello Sri Lanka”, ha sottolineato il regista parlando del romanzo del 1979 vincitore del Premio Nebula di quell’anno e del Premio Hugo per il miglior romanzo nel 1980.
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Quanto al film interpretato anche da Jenjira Pongpas e Sakda Kaewbuadee (entrambi anche nel Lo zio Boonmee che si ricorda le vite precedenti, Palma d’oro al Festival di Cannes 2010), sembra che sarà il film più lungo della sua carriera:
“Ho scritto un trattamento per un film di tre o quattro ore, solo a partire dalla mia immaginazione, da quello che sogno – ha dichiarato il regista. – Quando si parla di 90 minuti, è una lunghezza comoda. La durata dell’attenzione umana è di 90 minuti e anche il ciclo dei sogni è di 90 minuti. Renderlo più lungo è una sfida: come creare un viaggio in cui non ci si senta intrappolati da questa esigenza umana, biologica“.