Vin Diesel accusato di aggressione e molestie sessuali

È la sua assistente di allora a denunciarlo per fatti accaduti ai tempi di Fast Five

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Vin Diesel molestie

Beniamino dei fan dei franchise di Riddick e Fast & Furious, questa volta Vin Diesel si trova a dover affrontare qualcosa che nessuno si augurerebbe, di esser accusato di aggressione e molestie sessuali da una sua ex assistente, Asta Jonasson. La donna ha raccontato fatti avvenuti nel 2011, durante la realizzazione di Fast Five, che hanno riportato molti ai tempi di Harvey Weinstein e dell’inizio dello scandalo che ha poi dato il via al movimento #MeToo.

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Estremo e prorompente, l’attore è abituato a stare sotto i riflettori, dove spesso si mette da solo con attività ed esternazioni che affida al suo profilo Instagram, che in questo momento tace, in attesa di aggiornamenti. Dopo esser apparsa su Vanity Fair, infatti, la notizia ha iniziato a rimbalzare ovunque, da Deadline a tutte le principali testate di settore, tutte concordi nel definire – al momento – presunte le accuse, che ora saranno vagliate.

Qui la denuncia depositata presso la Corte Suprema (PDF)

Voglio essere molto chiaro: Vin Diesel smentisce categoricamente questa affermazione nella sua interezza. È la prima volta che sente parlare di questa affermazione di oltre 13 anni fa, fatta da una presunta impiegata per nove giorni. Ci sono prove evidenti che smentiscono completamente queste affermazioni stravaganti“, è stata la dichiarazione ufficiale di Bryan Freedman, avvocato di Diesel.

Che viene citato in giudizio con sua sorella Samantha Vincent e la One Race Films di cui è presidente per aggressione sessuale, licenziamento illegittimo e ambiente di lavoro ostile. Secondo le accuse questi avrebbe palpeggiato e molestato con la forza la sua ex assistente durante la produzione di Fast Five, nell’autunno del 2010.

Per poi licenziarla, appunto, sostenendo di non aver più bisogno del suo aiuto, conseguenza – stando alla tesi della donna – dell’aver opposto resistenza a Diesel durante la presunta aggressione. Della quale avrebbe deciso di parlare solo oggi, dopo aver taciuto a lungo per paura del potere di Diesel e a causa del suo status di immigrata titolare di carta verde, perché rassicurata dal movimento #MeToo e approfittando dello Speak Out Act californiano, che consente alle vittime di sporgere denuncia per violenza sessuale per presunti episodi risalenti al 2009.

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Quanto all’accaduto, la Jonasson sostiene di esser stata nella suite dell’attore all’Hotel St. Regis di Atlanta insieme ad altre donne e che, una volta andate via queste, avrebbe dovuto accompagnarlo fuori dall’hotel evitando i fotografi. Stando alla testimonianza rilasciata, invece, Diesel l’avrebbe afferrata con la forza, palpeggiandole il seno e baciandola fino a sollevarle il vestito per cercare di toglierle gli intimi.

La Jonasson non avrebbe potuto far altro che tenere gli occhi chiusi per “dissociarsi”  in attesa della fine del calvario, quando poi Diesel si è tirato su i pantaloncini e ha detto: “Nessuno può dire niente su Asta” lasciando la stanza.