“Life – Non oltrepassare il limite”: la recensione del nuovo film con Jake Gyllenhaal

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Usa, 2017 Regia Daniel Espinosa Interpreti Jake Gyllenhaal, Rebecca Ferguson, Ryan Reynolds, Hiroyuki Sanada, Ariyon Bakare, Olga Dihovichnaya, Naoko Mori Distribuzione Warner Bros. Durata 1h e 43’

Al cinema dal 23 marzo 2017

IL FATTO – I sei membri dell’equipaggio internazionale di una stazione orbitale sono euforici: “la prima incontrovertibile prova della vita oltre la Terra” è arrivata da Marte e l’hanno scoperta loro. All’inizio sembra un esserino pluricellulare timido e composto, poi “Calvin” (è stato ribattezzato così, come una scuola di New York) si rivela per quel che è, intelligente, organizzato, letale, quasi indistruttibile e intenzionato a sopravvivere, in pratica la più grande minaccia che il genere umano abbia mai dovuto affrontare. E i primi ad accorgersene saranno proprio i sei (“Quello che provo non è scientifico. Lo odio. Odio puro”).

L’OPINIONE – OK, è evidente a tutti e tanto vale dirselo subito: sembra un Alien rimescolato con l’aggiunta – verso la fine – di Gravity, ma è innegabile che Life funzioni e tanto. Crea tensione, trasmette paura e non è neppure demente quando affronta temi scientifici o etici. E allora cosa si pretende di più? Per un’ora e quaranta allacciate dunque le cinture, subite la tonitruante orchestrazione a tirarvi i nervi (Ligety, Wagner, percussioni, elettronica ecc. ecc.) e divertitevi a spaventarvi là dove pure dovreste aspettarvelo. Calvin è mostruoso (vi lasciamo il piacere di farne la conoscenza senza ulteriori descrizioni), quindi splendido e le persone costrette ad affrontarlo sono tutte degne di essere nostre amiche, affiatate, solidali e con l’imperativo categorico del sacrificio necessario per il bene superiore (“io vengo pagata a rughe”) inculcato nella coscienza.

Daniel Espinosa, nato e cresciuto in Svezia e poi ambientatosi a Hollywood con thriller dignitosi (Safe House, tra l’altro ancora con Ryan Reynolds e Child 44) prende ispirazione dal passato (cita persino il cult Re-animator!) e assembla ad uso degli adolescenti d’oggi. Fortunatamente il cast è pimpante, sensibile alla sceneggiatura e risponde agli stimoli. Accanto ai già celebri Gyllenhaal e Reynolds, non sfigurano (per niente) la svedese Rebecca Ferguson (La ragazza del treno, Florence), il giapponese Hiroyuki Sanada (Wolverine-L’immortale), la russa Olga Dihovichnaya e l’afro-britannico Ariyon Bakare (Rogue One), insomma una Onu messa insieme non per squallide ragioni commerciali di distribuzione, ma con un preciso senso narrativo e anche di messaggio etico.

Un celebre regista rispose alla domanda “quali sono le tre cose per fare un bel film?” con “una sceneggiatura, una sceneggiatura, una sceneggiatura”. Così ricordiamo che questa è firmata da Rhett Reese e Paul Wernick, ovvero Deadpool (compreso il prossimo secondo capitolo). E con ciò, come avrebbe concluso Peppino De Filippo: “ho detto tutto”.

Massimo Lastrucci

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