LOVECRAFT COUNTRY, 1ª stagione – RECENSIONE (★ ★ ★ ½)

Lovecraft Country: recensione della prima stagione composta da 8 episodi reperibili su Sky/NowTv.

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Usa 2020, creatori Misha Green e Jordan Peele, registi Daniel Sackheim, Yann Demange, Cheryl Dunye, Victoria Mahoney, David Petrarca con Jonathan Majors, Jurnee Smollett, Michael Kenneth Williams, Abbey Lee, Wunmi Mosaku, Jamie Neumann.

IL FATTO – Si comincia con le immagini in bianco e nero dei corpo a corpo in trincea durante la guerra di Corea, ma mentre queste prendono lentamente colore intervengono elementi alieni. Appaiono dischi volanti che lanciano raggi mortali sui soldati, una principessa spaziale si avvicina seducente al protagonista e si materializzano mostri che potrebbero evocare le fantasie letterarie di H.P. Lovecraft. In realtà è solo un sogno del giovane Atticus Black (Majors) che, addormentatosi nel viaggio di ritorno a casa, mescola ricordi di guerra a situazioni narrate nel libro che sta leggendo: John Carter di Marte di Edgar Rice Burroughs, il creatore di Tarzan.

Lovecraft Country è una serie dove i richiami letterari sono molteplici e prima di arrivare a Lovecraft si cita anche il Dracula di Bram Stoker, ma la cosa più interessante è che il fulcro della vicenda è un altro. I protagonisti infatti ci conducono nella terribile realtà di cosa significasse essere nero nell’America razzista degli anni ’50, un orrore reale oltre ogni possibile finzione fantastica. Atticus parte alla ricerca del padre (Kenneth Williams) scomparso e nel viaggio lo accompagnano lo zio George (Courtney B. Vance) e Letitia (Smollett), amica d’infanzia con cui condivide la passione per la letteratura di genere e per cui prova una malcelata attrazione. Prima di vedersela con i mostri, più o meno lovecraftiani, che affiorano qua e là nella narrazione, il trio subirà gli attacchi e le minacce di morte di sceriffi razzisti e di “bravi cittadini” bianchi, infastiditi dalla loro semplice presenza.

L’OPINIONE – Jordan Peele è il regista geniale di Scappa – Get Out (2017), premio Oscar per la miglior sceneggiatura e di Noi (2019), due capisaldi dell’horror politico black, film capaci di affrontare in modo incisivo la realtà del razzismo negli Stati Uniti contemporanei. Ambientando con lo sceneggiatore Misha Green questa serie negli anni ’50 la denuncia si fa più netta, inserendo la magia come mezzo per ottenere una “libertà senza confini” e offrendo una riflessione sulla condizione femminile. John Lennon cantava “Woman is the nigger of the world”, qui una delle protagoniste dichiara senza problemi “non so se sia più difficile essere nera, o essere donna”.

SE VI È PIACIUTO GUARDATE ANCHE – I due film di Jordan Peele e Society – the Horror (1989) di Brian Yuzna, mirabile horror sulla lotta di classe.