La memoria infinita, recensione del documentario di Maite Alberdi

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la memoria infinita

Quella di Augusto Góngora e Paulina Urrutia è stata una storia che ha travalicato i confini del dramma familiare, come ci racconta il film di Maite Alberdi. Presentato tra gli Special Screenings della Festa del Cinema di Roma 2023, il documentario La memoria infinita restituisce la loro battaglia quotidiana fatta di tenerezza, impegno e sense of humor, attraverso un montaggio di materiali d’archivio, vecchi video privati e riprese recenti.

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IL FATTO:

Augusto Góngora è stato uno dei più importanti giornalisti e attivisti cileni durante il regime di Pinochet. Sua moglie, Paulina Urrutia, è un’attrice, attivista e politica. I due sono stati insieme oltre 20 anni e per più di otto Paulina ha cercato di rallentare la discesa di Augusto nel buco nero della memoria che è il morbo di Alzheimer. Questo film è la loro storia.

L’OPINIONE:

Maite Alberdi è una brava documentarista. Già con il suo precedente film, il geniale The Mole Agent, storia di un infiltrato in una casa di cura la cui missione era quella di smascherare una serie di abusi nei confronti degli anziani ospiti, aveva dimostrato di avere una particolare sensibilità nei confronti dei problemi e dei pericoli a cui vanno incontro le persone che hanno intrapreso l’ultima parte del cammino della loro vita.

Con quel film fu candidata all’Oscar per il miglior documentario, un percorso che non è da escludere anche per La memoria infinita, film ancora più complesso e strutturato del precedente, per molte ragioni. Maite ha seguito Augusto e Paulina per oltre due anni, personalmente e poi attraverso le immagini catturate dalla camera posizionata da Paulina nell’intimità della loro casa durante il periodo del Covid.

Quello che viene fuori è uno straziante, e purtroppo molto realistico, progressivo disfarsi della mente di un uomo che proprio a questo aveva dedicato la sua vita: la preservazione della memoria, di una nazione, il Cile, e della sua collettività. Questo doppio binario narrativo, a cui si intreccia anche il metateatro terapeutico messo in scena da Paulina quando la malattia non era ancora in stato avanzato, riporta alla memoria il cinema di un altro grande documentarista cileno, Patricio Guzman, che con i suoi film ha raccontato la storia della sua terra attraverso le persone e gli elementi naturali.

Augusto cerca di ricordare, e nel ricordare racconta il dolore, la resistenza, la gioia di una riconquistata libertà, ci offre la sua ultima lezioni di storia. Contemporaneamente siamo testimoni del dolore di una donna che vede svanire l’uomo che ha amato per oltre 20 anni.

La memoria infinita è un film prezioso nel raccontare un’intimità che tutti speriamo di non conoscere mai, ma che fa parte della vita, molto spesso anche dell’amore.

Alberd riesce in quest’impresa senza cadere mai nel patetismo, anzi, nonostante l’impatto emotivo per lo spettatore sia potentissimo. È un film da vivere sapendo che fa male, La memoria infinita. Per questo è da vedere.

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il precedente di Maite Alberdi, come scritto sopra, ma anche Amour di Michael Haneke e Vortex di Gaspar Noè, due diversi punti di vista sulla malattia e la memoria.

 

RASSEGNA PANORAMICA
VOTO:
la-memoria-infinita-recensione-del-documentario-di-maite-alberdiQuella di Augusto Góngora e Paulina Urrutia è stata una storia che ha travalicato i confini del dramma familiare, come ci racconta il film di Maite Alberdi. Presentato tra gli Special Screenings della Festa del Cinema di Roma 2023, il documentario La memoria infinita...