Non ci resta che il crimine – La serie, nel passato con Max Bruno e Alessio Maria Federici tra dittatura e scudetti (video intervista)

Un nuovo viaggio nel tempo, in esclusiva su Sky dal 1 dicembre

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Non ci resta che il crimine Max Bruno Federici

Tra ii 2019 e il 2022 li abbiamo seguiti – e inseguiti – a spasso nel tempo nella trilogia composta da Non ci resta che il crimine, Ritorno al crimine e C’era una volta il crimine, ma oggi dove sono Moreno, Claudio e Giuseppe? I tre protagonisti interpretati da Marco Giallini, Giampaolo Morelli e Gian Marco Tognazzi continuano a regalarci avventure a rischio paradosso nella produzione Sky Original Non ci resta che il crimine – La serie, sempre diretta da Massimiliano ‘Max’ Bruno che la presenta insieme al suo amico e co-regista Alessio Maria Federici, suo ‘aiuto’ nel Nessuno mi può giudicare del 2011 che già lo diresse in (Im)perfetti criminali dell’anno scorso.

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Ho scelto gli anni ’70 perché sono nato nel giugno del 1970, e la prima idea che ho raccontato a Federica e Paola Lucisano era relativa a quei giorni, quando si giocavano i campionati mondiali di calcio in Messico, quelli di Italia-Germania 4-3. Da lì siamo partiti – racconta Bruno, parlando dell’ambientazione scelta per la serie. – Se proprio dovessi esprimere un desiderio, mi piacerebbe tornare a quei giorni in cui sono nato per vedere come erano papà e mamma, per farmi una passeggiata nel quartiere e vedere come era Roma, per una questione di curiosità e di nostalgia, per rivedere come era quella donna che m’ha messa al mondo e come era teso quel papà, che mi ha sempre detto di aver portato un mazzo di rose color tè a mia madre… Io, da allora, cerco ‘ste rose color tè, ma non esistono! Quindi o si sono estinte le rose color tè, oppure mio padre era un bugiardo“.

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Tanta nostalgia e tanta curiosità, ovviamente, in un’operazione del genere. E tanto divertimento, assicurato, ma senza superficialità, come ci tiene a sottolineare ancora il regista romano: “La gente ha bisogno di profondità secondo me, di scherzare, sicuramente, ma poi bisogna dire la verità, perché in Ungheria, in Polonia, in Turchia ci sono dei regimi che noi non ci piaccionosi fa serio Bruno. – Chiaramente in Italia non è così, però era anche un modo per dire soprattutto ai più giovani: attenzione, scherziamoci sopra, però…“.

Con lui e con Alessio Maria Federici parliamo proprio di dittatura, del collegamento della serie con la trilogia dei film e di scudetti, ma anche dell’idea iniziale che avrebbe potuto portarci in epoche diverse da quella scelta e lontane da quella del Golpe di Junio Valerio Borghese, se solo…

 

La video intervista a Massimiliano Bruno e Alessio Maria Federici: