Dopo la Geena Davies di Una donna alla Casa Bianca e la Elizabeth Marvel di Homeland, stavolta è Uma Thurman il Presidente degli Stati Uniti. Forse il personaggio più atteso del Rosso, bianco e sangue blu che segna il debutto come regista (e co-sceneggiatore) del drammaturgo premiato con un Tony Award Matthew López. Un film che sarà disponibile in esclusiva su Prime Video dall’11 agosto. Con lei, ovviamente, i due giovani protagonisti di una storia di odio-amore tra la Casa Bianca e il Primo Ministro del Regno Unito: Taylor Zakhar Perez (Alex) e Nicholas Galitzine (Henry).
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IL FATTO:
Alex Claremont-Diaz (Taylor Zakhar Perez), figlio della Presidente degli Stati Uniti (Uma Thurman), e il Principe Henry d’Inghilterra (Nicholas Galitzine) hanno molto in comune: bell’aspetto, un innegabile carisma, fama internazionale… e un totale disprezzo reciproco. Separati da un oceano, la loro faida di lunga data non è mai stata davvero un problema, finché una disastrosa, e molto pubblica, lite ad un evento reale diventa cibo per i tabloid, creando un possibile intoppo nel momento peggiore possibile nelle relazioni tra gli Stati Uniti e il Regno Unito. Le due famiglie e i collaboratori, per cercare di limitare i danni, costringono i due rivali a inscenare una “tregua”. Ma il gelido rapporto tra Alex ed Henry inizia inaspettatamente a trasformarsi in una timida amicizia, l’attrito che c’era tra loro lascia spazio a qualcosa di più profondo di ciò che si sarebbero mai aspettati.
L’OPINIONE:
Il regista ci ha tenuto particolarmente a sottolineare come il suo film non debba esser visto come una storia d’amore omosessuale, ma è indubbio che uno dei principali motivi della curiosità sollevatasi intorno al suo Rosso, bianco e sangue blu stia proprio nel sesso dei due protagonisti, che aggiunge una sfumatura diversa alla commedia romantica scelta da Matthew López per esordire dietro la macchina da presa dopo aver vinto il Tony Award nel 2020 come drammaturgo (per The Inheritance).
Nella quale si attendeva soprattutto la tanto annunciata Uma Thurman come Presidente degli Stati Uniti, ma la cui presenza viene gestita con oculatezza – con buona pace dei suoi fan – per non togliere spazio a Zakhar Perez e Galitzine o mettere in secondo piano lo svilupparsi del loro rapporto e le conseguenze di un amore poco presentabile, più per motivi di opportunità politica che per la classica omofobia. Che è sostanzialmente assente dall’affresco complessivo, ispirato al romanzo d’esordio di Casey McQuiston, vero best seller del New York Times uscito nel 2019.
E’ divertente l’idea di una tensione tanto unica tra il figlio della Presidente degli Stati Uniti e uno dei principali esponenti della famiglia reale del Regno Unito, peccato che molto del lungo excursus che ci mostra l’evolversi della loro relazione – fino a un lieto fine quasi utopistico – non si distacchi granché dai canoni del genere sentimentale e della favola. La domanda sul senso che abbia ancora mantenere una immagine tradizionale di istituzioni anacronistiche per definizione, aprirebbe confronti interessanti, che non trovano spazio (non lo si pretendeva) in un finale che ha l’indubbio merito di regalarci una breve quanto ficcante apparizione di un sempre grande Stephen Fry.
Il problema di trovare una propria strada, definire la propria identità o affermarla con consapevolezza è quello di molti film a tematica LGBTQ, ma non solo, ed è un peccato che qui gli spunti in questo senso si perdano in un susseguirsi di scaramucce, battute a doppio senso, personaggi piuttosto semplici e prevedibili cliché, nonostante i quali (e diverse incongruenze), la storia procede. Regalando due ore di leggerezza e bei ragazzi – mai davvero capaci di rappresentare qualcosa di simile a un ‘dramma’ – che hanno forse il loro momento migliore nella fase del corteggiamento, che vediamo messo in scena con una gradevole commistione di reale e virtuale.
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Difficile consigliare qualcosa di troppo nuovo agli appassionati del genere e delle rom-com regali, che potrebbero aver visto e rivisto tutti i film delle serie nate da Un principe tutto mio o Pretty Princess. Forse, per limitare l’overdose di stereotipi e melassa, meglio guardare all’animazione, che spesso ha regalato delle versioni originali e delle letture inedite di certe dinamiche, e segnalare Rapunzel – L’intreccio della torre, ma soprattutto l’irraggiungibile primo capitolo del franchise di Shrek.