Wakanda Forever, un nuovo inizio per il cast dopo la morte di Black Panther

Ryan Coogler & Co. presentano il sequel e ricordano Boseman

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Black Panther Wakanda Forever
La crew di Black Panther: Wakanda Forever al D23 (ph. Alberto E. Rodriguez / Getty Images for Disney)

Siamo in piena ‘Fase 4’, ma questo Black Panther: Wakanda Forever promette di porre delle premesse che vedremo nella prosecuzione del Marvel Cinematic Universe. Qualcosa di ben chiaro ai ‘cattivi’ Tenoch Huerta e Mabel Cadena, ma che emerge anche dalla conversazione con il regista Ryan Coogler, i produttori Kevin Feige e Nate Moore e buona parte del cast – Letitia Wright, Lupita Nyong’o, Danai Gurira – che continua a non perdere occasione di ricordare lo scomparso Chadwick Boseman.

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“Per quasi un anno abbiamo lavorato a una versione del film nella quale c’era T’Challa – svela Kevin Feige, dopo aver raccontato lo sgomento iniziale dopo la morte dell’interprete di Black Panther. – Lo shock era diventato ‘Cosa dovremmo fare? Cosa facciamo? Dovremmo fare qualcosa?’, ma relativamente presto abbiamo deciso che questo incredibile ensemble di personaggi doveva continuare e abbiamo aggiunto la morte di Chad, e tutto quello che comportava, nel film”. “Non solo il lutto – aggiunge l’altro produttore. – A volte era gioia, altre era humor. Tutte le emozioni che si sentono insieme alla perdita. Che i personaggi del film mostrano da diversi punti di vista, fino a quella della propria Patria nel caso di Namor”.

Era la storia giusta da raccontare – continua. – Ci siamo concentrati sui personaggi più colpiti dalla morte di T’Challa, più che voler mettere in primo piano le donne o mostrare cosa succede a Shuri, Okoye, Lupita o Ramonda“. “E’ stato bello ritrovare tutti dopo quattro anni, scoprire cosa avevano passato, soprattutto perché abbiamo iniziato a lavorare al film giusto in mezzo alla pandemia – ha ripreso la parola il presidente dei Marvel Studios. – Penso che tutti abbiano provato un senso di solitudine in quella crisi, e nel film volevamo osservare gli effetti della perdita. Penso a Shuri, per esempio, che si era sempre identificata nell’essere la sorella di un così grande uomo e ora deve fare a meno di lui, come i tanti che lo consideravano una certezza“.

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“Con Ryan abbiamo parlato di come fare un passo avanti, ma con delicatezza – dice, chiamata in causa, Letitia Wright. – Siamo cresciuti, ci sono delle svolte. Nel primo film Shuri è solare, orgogliosa del fratello, impegnata nelle sue creazioni, un genio incoraggiato dalla propria famiglia, ma sotto la guida di Ryan le abbiamo creato un arco narrativo e umano completo, nel quale spero che il pubblico possa riconoscersi“.

Un discorso ancor più personale quello di Lupita Nyong’o, sullo schermo come Nakia, l’amore di Black Panther, “la sua oasi“, come la definiscono sia Coogler sia l’attrice. Che in questo film ha sentito “che ciò che lei era stata per T’Challa, ora ha l’opportunità di esserlo per Shuri“, ma soprattutto che “interpretarla sullo schermo è stato molto terapeutico, perché ho dovuto guardare oltre le mie frustrazioni per la perdita di Chadwick e imparare da lei, dalla saggezza che sembra possedere. Qualcosa per cui sono molto grata a Ryan“.

Come anche Danai Gurira, che nei panni di Okoye, la più famosa delle Dora Milaje, ha apprezzato la possibilità di poter esplorare tanti livelli e sfaccettature del personaggio, non ultime le sue sensibilità e umanità. “Non è molto comune, non si vede molto” dice l’attrice, che a differenza della Nyong’o si è sentita piuttosto “spiazzata” nel corso del processo. “Penso fosse collegato a ciò che stava vivendo il mio personaggio, e anche alla perdita del nostro fratello. Per me è stato fondamentale onorare lui e il suo amare l’eccellenza, vederci brillare. Ci incoraggiava sempre a fare grandi cose“.

Danai Gurira, Lupita Nyong’o e Letitia Wright in Black Panther: Wakanda Forever
Danai Gurira, Lupita Nyong’o e Letitia Wright in Black Panther: Wakanda Forever (ph. Simone Niamani Thompson for The New York Times)