Status rappresenta una caso unico e particolarmente interessante nell’universo delle web series. Non solo, infatti, è una conferma che dal punto di vista artistico la Rete sta creando una nuova generazione di autori capaci di fare cinema in un modo nuovo, spesso più libero e creativo rispetto a quello âufficialeâ, ma alla componente narrativa e formale aggiunge un elemento forte di impegno etico. Per questo è importante raccontare come e perché Status è diventata una serie in dieci episodi, che ora viene proposta sulla piattaforma di MYMovies. Il Milano Film Festival, col sostegno di Banca Prossima, ha lanciato nel 2013 un concorso che suona come una provocazione intelligente. Are You Series? infatti, non è uno dei tanti concorsi per web series, ma premia, e cosa ancora più importante finanzia la produzione con un budget di 60 mila euro, il miglior progetto di web serie dedicata al mondo del non profit italiano. Traducendo: raccontare l’impegno sociale con le regole della serialità. Status, il progetto premiato, è nato per raccontare l’attività del CEFA, organizzazione non governativa di cooperazione allo sviluppo, creata quarant’anni fa dal politico bolognese Giovanni Bersani. Fedele al suo spirito cooperativo, la CEFA ha affidato il progetto da presentare ad Are You Series? a tre giovani filmmaker: Renato Giugliano, che già aveva collaborato con loro (vedi intervista), Margherita Ferri e Davide Labanti. E i tre autori, che firmano sceneggiatura e regia, sono riusciti a creare una serie veramente strepitosa. Status, e questa è la sua forza artistica e morale, è esattamente quel che non ti aspetti. Nessuna retorica, nessuno schema classico da âfilm a tesiâ, ma passione, suspense, ironia, e, cosa fondamentale, a fine di ogni episodio la voglia di vedere subito il successivo. Pur basato sulla reale attività dell’ong in Albania, Status infatti è una specie di Breaking Bad alla rovescia, con protagonista non un chimico ma un agronomo, il perfetto Edoardo Lomazzi, che cucina in casa (la scena della preparazione è irresistibile) e spaccia droga e finisce per farsi coinvolgere dall’organizzazione non per ideali ma per riconquistare l’amata Stoya (la brava Eleonora Giovanardi, una delle giovani attrici di Crozza nel paese delle meraviglie), che dopo la laurea è partita per l’Albania per partecipare ad un progetto di cooperazione agricola. La trasformazione di Fortunato da spacciatore a cooperante perfetto viene raccontata rimescolando con intelligenza generi diversi, dal sentimentale al thriller, dal surreale al noir, con dialoghi brillanti, efficace caratterizzazione di personaggi e ritmo coinvolgente. Uno stile che finisce per rafforzare il messaggio solidale, grazie ad un’idealità che sfugge ad ogni retorica. Il settimo episodio di Status è disponibile gratuitamente su MYmovies da venerdì 19, mentre l’intera serie si potrà vedere venerdì 26, da gennaio sarà poi sul sito di Are You Series? Decisamente da non perdere.
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L’INTERVISTA CON L’AUTORE
Nato nel 1977 in provincia di Caserta e bolognese d’adozione, Renato Giugliano si è laureato in Economia del turismo (ma è decisamente più viaggiatore che economista), ha studiato sceneggiatura a Roma, ha frequentato Ipotesi Cinema, la scuola di Ermanno Olmi (lavorando anche come operatore al documentario Terra Madre) e ha realizzato numerosi documentari. Status è la sua prima esperienza sul web, ma per il CEPA aveva già diretto un documentario sul fondatore Giovanni Bersani e soprattutto Cooperanti, girato in Albania.
Che cosa ha comportato dal punto di vista produttivo la vittoria ad Are You Series? Avete modificato il progetto originale?
Uno dei pregi di Are You Series? era che il regolamento non prevedeva solo la realizzazione di una puntata pilota, ma anche soggetto e sinossi dei dieci episodi previsti e un piano di produzione con relativo budget. Certo ci sono stati degli aggiustamenti, ma il progetto aveva già contorni molto precisi. Certo ci sono stati degli aggiustamenti narrativi, ma la cosa veramente importante è stata passare da un pilot autoprodotto ad una serie realizzata con 60 mila euro. Questo ci ha permesso di cercare le location, fare casting, girare diciotto giorni in Albania. Il tutto con una tabella di marcia abbastanza stretta, visto che il 2 settembre le prime due puntate dovevano realizzate e montate, per essere presentate alla serata di premiazione del Milano Film Festival, ma anche con la consapevolezza di poter fare le cose per bene, con una copertura finanziaria e una produzione entusiasta del progetto.
Rispetto a Margherita Ferri e Davide Labanti, tu avevi già collaborato più volte con il CEPA, girando Cooperanti proprio in Albania ad Elbasan, lo stesso luogo dove avete realizzato buona parte di Status. Quanto della tua esperienza è stata utilizzata nella web serie?
Le tante storie che avevo raccolto lavorando in Albania a Cooperanti sono state la base per la sceneggiatura di Status. Ma la caratteristica della serie è proprio quella di mescolare realtà e fiction, evitando un classico approccio documentaristico. Ad esempio al posto del CEFA c’è Status, che è una ong immaginaria, coi suoi uffici che in realtà sono set, ma dove progetti, idee, impegno sono quelli del CEFA. Questa dialettica fra realtà e finzione è molto evidente in Albania. Da vent’anni, grazie al CEFA, è nata l’associazione Tyeter Vizion, che promuove progetti agricoli e sociali. La storia di Status ruota intorno alla nascita di questa associazione, e alcuni membri hanno recitato, accanto ad attori albanesi molto popolari, come la nostra cattiva, che è un’attrice del teatro nazionale di Tirana.
Tu hai sempre lavorato nel cinema tradizionale e Status rappresenta la tua prima esperienza sulla Rete. Come giudichi da filmmaker questa esperienza?
Parto da una premessa: per me l’importante è riuscire a fare questo mestiere e il mezzo lo ritengo secondario. Il web è certo un universo complesso e ancora in evoluzione, ma penso che sia venuto il tempo di investire sulla Rete, produrre in senso industriale, abbattere una barriera che è ormai soltanto formale, per approdare a prodotti, che siano film o serie tv, che possano essere visti sia on line che in sala. In altri paesi, Stati Uniti in particolare, questo sta già accadendo. Status è oggi on line, ma potrebbe essere proiettato in sala o riproposto in tv. Noi, intanto, già stiamo scrivendo la seconda stagione.
Stefano Lusardi