Don’t Look at the Demon, la recensione dell’horror spirituale

0
Don't Look at the Demon

In un’estate dominata da bambole e squali, l’horror continua ad avere un proprio pubblico, come confermato dalla permanenza in classifica di film come Hai mai avuto paura? o Insidious – La porta rossa. Ai quali spera di aggiungersi il Don’t look at the demon che esce in sala il 17 agosto, distribuito da 102 Distribution. Un film ispirato a veri rituali religiosi proibiti e alle esperienze vissute dallo stesso regista Brando Lee ha vissuto, portandole nella sua visione e cercando di dare “una svolta realistica alla tipica storia di possessione” affidandosi a Fiona Dourif (Chucky, The Blacklist, Shameless) e Harris Dickinson (La ragazza della palude, Triangle of Sadness, The King’s Man).

LEGGI ANCHE: Shark 2, The Black Demon e Blind Waters, la sharksploitation continua

IL FATTO:

Jules è una medium spirituale che fa parte della Skeleton Crew, una squadra di investigatori televisivi del paranormale. In un momento di sua particolare debolezza emotiva, insieme alla troupe, si reca in Malesia per raccogliere prove dell’infestazione di una casa di Fraser’s Hill. Ma la pericolosa entità che la abita potrebbe avere un legame con il suo stesso passato. Gli ultimi proprietari della casa, Ian e Martha, affermano di aver sperimentato strani disturbi. All’inizio, le affermazioni della coppia sembrano contraddittorie e la squadra investigativa sospetta che i due siano solo in cerca di pubblicità, ma Jules subisce presto una orribile esperienza nel seminterrato, che porta tutti a credere che ci sia qualcosa di terribile e di vero in quella casa. Man mano che la squadra si addentra nel mistero, tutti si imbattono in possessioni e apparizioni terrificanti, peggiori di quanto mai sperimentato. Jules, che ha avuto un incontro soprannaturale da bambina, sembra essere l’unica in grado di affrontare la situazione.

Don't Look at the Demon

L’OPINIONE:

Cresciuto nella periferia di Kuala Lumpur, il regista Brando Lee ci tiene a sottolineare come il contesto culturale e la commistione di cristianesimo, il taoismo e il buddismo thailandese abbiano pesato positivamente sulla sua formazione. Al punto da fondare la Barnstorm e di produrre questo Don’t look at the demon. Nel quale si rivela anche la passione per certo cinema di un regista che si dice cresciuto a “film hollywoodiani” citando L’esorcista, ma tralasciandone altri, che fanno decisamente capolino, come Poltergeist e Shining.

La presenza di un simil Lloyd (il barista dell’Overlook, se qualcuno incredibilmente non lo ricordasse) è forse la più originale e ‘gradita’ tra le varie di questo excursus nel soprannaturale che evidentemente il suo creatore sentiva più nelle sue corde rispetto ai due precedenti crime d’azione diretti. E che gli ha offerto l’occasione di ricordare il proprio mentore, “Sua eminenza Kyabje Tsem Rinpoche“, scomparso nel 2019 e alla memoria del quale il film è dedicato.

Purtroppo tanta spiritualità – con la confessione di un vissuto che lo ha portato a percepire “una forza” capace di costringerlo a cancellare le immagini del soprannaturale che ci circonda catturate – non si traduce in una effettiva arma in più di una ghost story piuttosto convenzionale che vive solo dell’ambientazione malese e del background extra filmico tanto sbandierato.

Poco più di un indie, soprattutto nell’attenzione alla confezione o nella cura degli effetti, ma decisamente meno dei tanti esempi citati o di altri prodotti di genere arrivati sull’onda del successo dei vari Insidious o – prima – Paranormal Activity (dei quali, nonostante la possibilità insita nella storia, Lee ci risparmia l’insopportabile utilizzo del found footage… onore al merito!).

Al netto di una lezione iniziale all’Occidente capitalista e al mondo dei Media schiavo del profitto, o di una interessante e – inedita in questa forma – contrapposizione (“Il male non esiste, esiste solo l’ignoranza”) che controbilancia l’ammiccare a certi stilemi del genere con la breve quanto superflua nudità della Dourif, il film sconta molto la debolezza di alcuni dialoghi e una scrittura piuttosto bidimensionale dei personaggi, che certo non aiutano i due protagonisti a offrire una prova migliore. Anzi, lasciando una impressione di superficialità che è forse la sorpresa più grande, e meno piacevole.

 

LEGGI ANCHE: Winnie the Pooh – Sangue e miele, la recensione del Children’s horror

SE VI E’ PIACIUTO DON’T LOOK AT THE DEMON, GUARDATE ANCHE…

Se proprio avete voglia di un film – magari più leggero, di certo meno horror – su tormentati indagatori delle truffe legate al soprannaturale, potrebbe valere la pena spostarsi decisamente di genere e recuperare il Red Lights con Sigourney Weaver, Robert De Niro, Cillian Murphy, Toby Jones ed Elizabeth Olsen. Altrimenti, meglio tornare alla radice delle ispirazioni citate (da Insidious a Shining) o volgersi a tutt’altre possessioni orientali…

 

RASSEGNA PANORAMICA
VOTO
dont-look-at-the-demon-la-recensione-dellhorror-spiritualeMalesia, 2022 - Regia: Brando Lee - Cast: Fiona Dourif, Jordan Belfi, Harris Dickinson, Malin Crepin, William Miller, Randy Wayne - Durata: 95’ - Distribuzione: 102 Distribution - Uscita: 17 agosto