Lubo, la recensione del film che ha conquistato Alberto Barbera

Giorgio Diritti arriva in sala con una storia antica che ancora ci parla

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Tre anni dopo il notevole Volevo nascondermi con Elio Germano nei panni del pittore Antonio Ligabue, Giorgio Diritti è tornato dietro la macchina da presa per raccontare un altro potente ritratto con Lubo, un’opera che parla di integrazione del diverso e di diritti delle minoranze. Con portagonista il bravo Franz Rogowski, è nelle sale dal 9 novembre con 01 Distribution, dopo esser passato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia.

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IL FATTO

Lubo Moser, artista di strada, si esibisce nelle piazze con la moglie Mirana e i loro tre bambini. Ma dalla Germania degli anni Trenta soffiano venti di guerra e il governo svizzero dichiara la mobilitazione dei suoi cittadini maschi, compresi i nomadi. Lubo viene dunque chiamato a presidiare il confine in fermento, ma una notte viene a sapere che la polizia, arrivata a rastrellare il campo dove vive la famiglia, ha ucciso la moglie e ha portato via i suoi tre bambini. Negli anni a seguire l’uomo utilizzerà ogni mezzo per ritrovare i propri figli, tra mascheramenti, fughe e vendette.

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L’OPINIONE

Liberamente tratto dal romanzo Il seminatore di Mario Cavatore, il quinto lungometraggio di Giorgio Diritti affronta una pagina di Storia nascosta, dimenticata, ma importantissima e lo fa con un film complesso, ambizioso, sontuoso, denso, stratificato, che ci conduce in un appassionante viaggio attraverso diversi decenni e paesi. Il regista torna a indagare temi a lui cari, come la diversità e le ferite della Storia affidandosi questa volta all’ottima interpretazione di Franz Rogowski, che aveva già lavorato con registi italiani come Gabriele Mainetti (Freaks Out) e Giovanni Abbruzzese (Disco Boy) e che offre allo spettatore tanti diversi volti. Il film, che si discosta non poco dal romanzo, dove il protagonista si prende la propria rivincita mettendo incinta molte donne ariane incontrate sul proprio cammino, è infatti un’ampia riflessione sul concetto di identità – negata, nascosta, dissimulata, falsificata, scoperta – e su quelle ingiustizie capaci di inanellare una catena del male dalle conseguenze inimmaginabili.

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RASSEGNA PANORAMICA
VOTO
lubo-la-recensione-del-film-che-ha-conquistato-alberto-barberaItalia/Svizzera, 2023. Regia Giorgio Diritti. Sceneggiatura Giorgio Diritti, Fredo Valla. Interpreti Franz Rogowski, Christophe Sermet, Valentina Bellè, Noémi Besedes, Cecilia Steiner. Distribuzione 01 Distribution. Durata 2h e 55’.