A quanto pare, i servizi segreti della marina statunitense sapevano da domenica che qualcosa fosse successo a bordo del Titan, al largo delle coste canadesi e a circa 900 chilometri da Cape Cod. Ma mentre le ultime notizie parlano di una implosione accertata già quattro giorni prima che le ricerche ne mostrassero gli effetti, su un piano ben diverso continua la querelle su accuse e responsabilità, con la OceanGate che risponde alle critiche di James Cameron sulla tragedia.
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A parlare Guillermo Söhnlein, co-fondatore della compagnia che produceva il tanto criticato sottomarino e che, intervistato, dichiara a Times Radio Friday come l’accusa che il Titan fosse “troppo sperimentale per trasportare passeggeri” sia irricevibile, vista l’impossibilità del regista di conoscere tutti i dettagli in merito.
Cameron – dall’alto della sua esperienza quanto a oceani e Titanic (sul relitto del quale ha calcolato di aver passato più tempo dello stesso capitano della nave) – aveva sottolineato come la OceanGate fosse stata messa in guardia da certi rischi, ignorando deliberatamente la necessità di sottoporre il mezzo a controlli più specifici e gli avvertimenti arrivati da più parti, non ultima la comunità di sommergibilisti della quale fa parte anche lui.
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“Opinioni”, le definisce Söhnlein, che ribadisce convinto quanto il suo detrattore non sia attendibile, non essendo certo stato coinvolto nella progettazione, costruzione e test – come anche nelle varie immersioni – del Titan. Che sembra destinato a continuare la sua attività, a detta del diretto interessato, pronto a giurare che questa non sarà la fine della OceanGate, pronta a indagare le cause del disastro per migliorarsi e andare avanti.
