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Maria, Angelina Jolie: «Ero una punk che ascoltava i Clash, oggi amo l’opera»

L'attrice e il cast di Maria presentano il film in concorso a Venezia 81

«Sono un grande fan della Callas da quando ero piccolo. Ero intrigato dal fatto che non  esistessero film sull’opera, una forma d’arte così interessante ma dimenticata dal cinema». Così Pablo Larraìn dichiara in conferenza stampa il suo amore per Maria Callas, «la voce lirica migliore della storia» celebrata con il suo Maria, in concorso nella selezione ufficiale di Venezia 81. Scritto da Steven Knight, il film racconta gli ultimi, ormai fisicamente compromessi, giorni della vita della cantante di Atene, terminata a soli 53 anni per un attacco cardiaco avuto nel suo appartamento a Parigi. «Non volevamo fare un film dark, ma celebrare una donna che ha speso la sua vita cantando per gli altri e solo alla fine per se stessa. È un film che non si sarebbe potuto fare senza avere un’ottima interprete. Non esisterebbe senza Angelina Jolie».

Angelina Jolie e Pablo Larraìn presentano Maria a Venezia 81

Nei panni della Divina, appunto, troviamo un altrettanto divina Angelina Jolie, che qui ci regala una delle sue più belle e intense interpretazioni, probabilmente tra le più quotate alla Coppa Volpi. Un progetto nel quale è entrata non senza paure, racconta: «la sfida più grande erano i fan di Maria e gli amanti dell’opera. Avevo paura di deluderli. Non volevo disonorare questa grande donna e la sua eredità». Per farlo, si è preparata al canto per sette mesi, perché quando «si lavora con Pablo non si fanno le cose a metà». «All’inizio ero molto nervosa, tremavo prima di cantare. Ho cominciato piano piano in una piccola stanza e poi sono finita alla Scala. È stato un crescendo». E un crescendo è stato anche l’amore della Jolie per la musica lirica, scoperto con l’avanzare degli anni: «Da giovane ero una più punk che ascoltava i Clash. Li sento ancora, ma crescendo ho capito che l’opera smuove tutti ed è la forma migliore per ricreare l’amore e il dolore. Non c’è niente come l’opera». Della Callas come persona, Angelina racconta di condividerne la vulnerabilità e di apprezzarne la totale disciplina e professionalità: «ci sono delle registrazioni con le sue lezioni che ho potuto ascoltare personalmente. Maria insegna che nell’approccio al canto la prima cosa da fare è cercare di sentire la musica e l’intento dell’autore e solo dopo, quando si è pronti, far entrare le emozioni. Lo stesso processo è avvenuto per me con questo film. La musica mi ha condotto».

Nel film la ormai compromessa Maria ha «due angeli custodi», il suo maggiordomo Ferruccio e la sua donna di servizio Bruna, interpretati da Pierfrancesco Favino e Alba Rohrwacher. «Sapevo che Ferruccio era ancora vivo, ho avuto il privilegio di leggere delle sue interviste e capire la devozione che provava per Maria» racconta Favino. «L’identità di Ferruccio e Bruna è stata forgiata dall’incontro con Maria. Lei era una regina egizia, starle vicino ti dava luce e anche per questo erano mossi da un pizzico di egoismo. Se lei smetteva di essere Regina, loro cosa diventavano? La proteggono, sono la sua famiglia, ma non sono dei santi». E aggiunge, sull’importanza del riconoscere i grandi artisti: «Se ne parla troppo poco. Quando sentiamo la Callas, sentiamo le nostre emozioni: ci sono pochi artisti che sono in grado di farlo. Grazie a loro abbiamo tra le mani un dono. Dovremmo parlare di più di queste grandi persone».

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