LA SOCIEDAD DE LA NIEVE
Fuori concorso – Film di chiusura
Spagna, 2023, Regia J. A. Bayona, Interpreti Enzo Vogrincic, Agustín Pardella, Matías Recalt, Esteban Bigliardi, Diego Vegezzi, Fernando Contigiani García, Esteban Kukuriczka, Rafael Federman, Francisco Romero, Valentino Alonso, Tomás Wolf, Agustín Della Corte, Felipe Otaño, Andy Pruss, Blas Polidori, Felipe Ramusio, Simón Hempe, Durata 144′
Ci sono registi che, pur realizzando un numero limitato di opere, non sbagliano un colpo. E Juan Antonio Bayona è uno di questi. A prescindere dal giudizio sui vari The Orphanage, The Impossible, Jurassic World – Il regno distrutto o lo splendido Sette minuti dopo la mezzanotte del 2016 (e senza considerare gli episodi diretti per Penny Dreadful o Il signore degli anelli – Gli anelli del potere) la scelta del suo ultimo La sociedad de la nieve come film di chiusura della 80. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia conferma la varietà del suo cinema e la sua capacità di raggiungere i pubblici più disparati.
Sarà dunque la storia vera dei passeggeri del volo 571 della Fuerza Aérea Uruguaya, precipitato nel cuore delle Ande il 13 ottobre del 1972, a introdurre la cerimonia di proclamazione dei Leoni di questa edizione. Una storia già raccontata dall’Alive – Sopravvissuti del 1993 e da I sopravvissuti delle Ande del 1976, che però questa volta si affida al libro omonimo del 2008 dello scrittore uruguaiano Pablo Vierci, autore del successivo “Dovevo sopravvivere“, scritto insieme a uno di quei 29 giovani protagonisti del dramma, componenti di una squadra di rugby in volo verso il Cile che per settimane si ritrovarono intrappolati in uno dei luoghi più ostili e inaccessibili del pianeta, costretti a ricorrere a misure estreme e disumane per non soccombere alla situazione.
Girato tra Granada e la Sierra Nevada, lo vedremo prossimamente su Netflix – dopo una prevista uscita in sala – senza il quale non ci sarebbe stato il film, a detta del diretto interessato, che torna a girare in spagnolo 15 anni dopo il suo esordio. “Gli è piaciuto – racconta. – Per il realismo della sensazione di accompagnare [i sopravvissuti] nel loro viaggio e riflettere le loro differenze”. “Ho considerato e consultato tutti”, ci tiene a sottolineare il regista di quello che definisce “un film sulla vita in un luogo dove la vita non è possibile. Un posto inospitale e morto dove è necessario reinventare la vita stessa. Dove legami, abitudini e convinzioni devono adattarsi alle terribili avversità per rivelare la nostra vera natura… Chi siamo veramente quando, raggiunto il limite, lo spirito di squadra e il sostegno reciproco vengono alla superficie dimostrandosi il principale mezzo di sopravvivenza”.
Una sfida che gli ha richiesto oltre dieci anni di impegno, e che già lascia il passo alla prossima: l’adattamento del libro “A sangre y fuego” di Manuel Chaves Nogales sulla Guerra Civile spagnola che dice di “dovere” al suo bisnonno e a un ambiente familiare che gli ha trasmesso “valori che nascono dal contesto storico nel quale vissero come giustizia e bontà, concetti messi in discussione da La sociedad de la nieve“.