Il tema dei migranti entra anche a Venezia 80, ma da una prospettiva inedita, anzi due, in grado di aggiungere punti di vista e spunti di dibattito utili alla comprensione di uno dei grandi drammi dei nostri anni. Quella di oggi è la giornata di Io capitano, l’ispirato film in cui Matteo Garrone racconta un aspetto del viaggio della speranza dall’Africa Nera all’Europa che spesso viene trascurato nel racconto giornalistico e tra nuovi schiavisti, taglieggiatori, pericoli di ogni tipo che vanno oltre alla fame e alla sete ciò che resta è il primo piano sull’umanità che sceglie di intraprendere questo viaggio, ricordandoci peraltro che per farlo lasciano qualcosa e qualcuno e non il nulla. Agnieszka Holland, dal suo canto, in Green Border, ci ha portato al confine tra Polonia e Bielorussia per parlare di Europa, di un dramma lontano poco più di 1000 chilometri, e che si consuma nel silenzio (assordante) dei grandi media che ci informano ogni giorno da ogni lato, dimenticando che uomini, donne e bambini come noi muoiono nel modo più surreale, mentre qui si discetta di fumose strategie di pace e presunte, decisive offensive. E anche qui, nessuna ideologia, solo il racconto dell’umanità.
Ancora una volta, insomma, il cinema, comunque la si pensi, sa illuminare parti di noi costringendoci a farci i conti.