Anticipato dal trailer e in attesa di un affollato Red Carpet, finalmente scopriamo il film a episodi 100 di questi anni prodotto da Luce Cinecittà e Archivio Luce, con la collaborazione di Grøenlandia, per festeggiare il centenario della fondazione dell’Istituto Luce. Presentato in prima assoluta alla Festa del Cinema di Roma 2024, nella sezione Freestyle, come evento in collaborazione con Alice nella Città, il progetto nasce dalla richiesta di declinare l’anniversario secondo la chiave della commedia in sette diversi cortometraggi diretti da – in ordine di montaggio – Rocco Papaleo, Sydney Sibilia, Claudia Gerini, Francesca Mazzoleni, Michela Andreozzi, Edoardo Leo e Massimiliano Bruno.
A festeggiare l’evento e accompagnare l’anteprima al festival della Capitale, con la Presidente dell’Istituto Luce Cinecittà Chiara Sbarigia anche Rocco Papaleo, Claudia Gerini e Francesca Mazzoleni sono saliti sul palco della Sala Petrassi per parlare del progetto, come è nato e come ognuno ha voluto declinarlo.
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“Abbiamo iniziato a lavorare come team per il Luce 100 addirittura mesi prima e questa è stata solo una delle tante attività presentate per raccontare l’archivio, anche in maniera un po’ diversa – ha detto la Sbarigia. – Utilizzare i nostri materiali in modo più creativo, con i talenti coinvolti, è stato un modo per rappresentare un archivio apparentemente polveroso, conosciuto per il suo essere unico, un Patrimonio dell’Unesco, ma in realtà ricco di una quantità incredibile di filmati di ogni tipo capaci di raccontare il nostro Paese, di comporre una vera e propria biografia dell’Italia“.
“La scelta di raccontarlo in questa chiave, poi – aggiunge la Presidente, – segue la tradizione della commedia all’italiana, nella quale erano frequenti i film a episodi. I nostri protagonisti hanno raccolto quel testimone con grande divertimento. D’altronde c’è molta commedia nel vecchio Istituto Luce, tanta ironia, anche involontaria a volte“.
Ma nel film si parla anche della situazione attuale del cinema italiano…
Il primo regista ad accogliere il nostro appello è stato Max Bruno, e la sua storia rappresenta Cinecittà, sin dall’ingresso. Negli ultimi anni abbiamo passato tutti un periodo difficile, il cinema stesso è stato rappresentato in maniera non sempre benevola e in questa temperie nasce il suo racconto che è banale dire quanto sia importante per noi del settore, ma speriamo lo sia anche per il pubblico che lo vedrà. Io, da manager, spero sempre che le mostre che facciamo, i film, il lavoro che svolgiamo a Cinecittà non sia solo autoreferenziale. Come spero di raccogliere un nuovo pubblico come quello dei ragazzi delle scuole di Alice nella Città che lo vedranno alla Festa di Roma. Quello di Max è una sorta di meta-racconto che raccoglie un po’ tutto quello che è stato questo anno di cinema.
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“Anche per me, realizzare questo film breve è stata l’opportunità di sperimentare un linguaggio al quale non ero abituato – ha detto Rocco Papaleo, ringraziando l’autore Armando Festa e il montatore Luca Onorati. – Io parto sempre dalle parole, e anche qui il testo ha guidato la ricerca. Sono stato sorpreso (a parte le rate, arrivate con grande puntualità, che per un artista venale come me è stato molto gratificante) di quanto la mia memoria contenesse già qualcosa dei filmati scelti, di quei cantanti. Nell’adolescenza e da bambino io sono stato suggestionato dalle immagini dei cantati che si esibivano, e anche l’idea di girare in un tempio di strumenti musicali come quello delle riprese è stata magnifica, soprattutto perché approdare a un linguaggio mai praticato credo mi abbia migliorato“.
Sulla stessa linea Claudia Gerini, che ha giocato insieme a Paola Minaccioni a scavare nell’immagine femminile del passato. “Avevamo 100 anni di materiale interessante, e dovevamo assemblare in modo organico parti degli anni ’30 o ’50 in uno stesso cortometraggio. Io poi non sono una regista, ho fatto un solo film, e questa era la seconda esperienza dietro la macchina da presa, ma mi è piaciuto tanto mettere questa opera insieme alle altre – ha detto l’attrice e regista. – Nello specifico era interessante vedere queste scuole per donne perfette, organizzatissime e perfette che preparavano le mogli per quello che le aspettava nel matrimonio. Un modo per raccontare la condizione della donna, il tema scelto, che diventava involontariamente comico, divertente, tra mille virgolette, perché per fortuna ci siamo evoluti… Come quando sentiamo come non fosse importante che una non sapesse una cosa o l’altra, basta che sapesse servire a tavola, o come per il concorso di bellezza della donna ideale, che ho scelto in modo istintivo. Il lavoro di selezione è stato il più interessante e divertente, poi mi è venuta l’idea di intervistare una donna, magari di 100 anni, che mi potesse raccontare come era stata la sua esperienza, e quindi di collaborare con Paola Minaccioni, che fa un personaggio già portato a teatro. Ho veramente amato fare questa cosa perché era una testimonianza di come siamo, come eravamo o da dove veniamo. Poi ho anche fatto un test, facendolo vedere alle mie figlie, che sono rimaste stupite, affascinante da questo bellissimo modo di esportare un archivio così ricco, così importante per dire con esattezza anche chi siamo oggi“.
Un taglio simile a quello trovato da un’altra sua collega… “Io non ho mai fatto concorsi di bellezza, ero una invisibile – racconta Michela Andreozzi, – ma lo sviluppo del gusto mi incuriosiva, vedere cosa fosse stato considerato bello negli ultimi 100 anni e cosa lo sarà in futuro, che poi è tema del finale… Mi sono posta la domanda di cosa è stato bello e quale sia stato il peso che la bellezza ha avuto nella considerazione che una donna ha di sé. Una tematica legata a quella di Claudia, ma un punto di vista diverso su un argomento di attualità, per riflettere su cosa siamo state costrette a fare. La storia però ci insegna che tutto cambia, anche il gusto, e noi possiamo decidere dove far andare il nostro“.
“È stato un grosso gioco avere accesso, utilizzare e montare questo materiale, poterlo rielaborare è stato come cucinare una nuova ricetta con elementi che già esistevano, come nuove musiche, un nuovo ritmo, una nuova velocità, cambiandogli di segno. Una esperienza entusiasmante, che vorrei continuare, perché la mole di materiale è gigantesca – conclude l’attrice. – Ho capito registi come Piero Messina che usa tanto materiale di repertorio… Perché non farlo anche nella commedia? Non è che il metalinguaggio è appannagio solo del documentario”.
I titoli e le trame dei sette episodi del film:
100 note di e con Rocco Papaleo
Un personaggio malinconico che suona una chitarra, si racconta. Tra passato e presente e con l’aiuto delle immagini dei protagonisti della canzone italiana, ripercorriamo alcuni momenti indimenticabili della storia musicale del nostro paese. Presi per mano dalle parole del protagonista, che impariamo velocemente ad amare, veniamo catturati in un percorso inatteso che termina con un click.
100% criminale con Valerio Aprea
Un’intervista al truffatore e falsario più imbranato della storia. Basti pensare che, per falsificare le 5000 lire, ne ha spese 5.500! Decide così di mettere in commercio le nuove 6000 lire. Ma la truffa viene ben presto a galla…
Campare 100 anni – La scuola delle mogli con Paola Minaccioni
Una donna centenaria intervistata, dispensa strambi consigli per campare 100 anni. Nel suo bizzarro e anacronistico “manuale della donna ideale” emergeranno curiosità davvero impensabili. Per un buon portamento? Allenarsi a scendere le scale con un tomo sulla testa. Per atterrare corteggiatori impertinenti? Praticare judo. È poi indispensabile sapere scuoiare un coniglio, ribaltare una frittata, rassettare per bene la casa…Unico neo nella sua vita? Le lische di pesce!
100 di questi giorni con Vincenzo Nemolato, Carlo de Rugreri e Maria Chiara Giannetta
In uno studio di un famoso psicoterapeuta dall’aria vagamente inquietante, si ascoltano storie. Ansie, sogni, ricordi, paure si intrecciano in una scelta di immagini del passato che rivivono, in modo nuovo e divertente, nei racconti dei protagonisti.
100 modi di essere bella con Claudia Zanella
Una donna bella, espressiva, dai lineamenti lontani dai tradizionali canoni di bellezza parla alla macchina da presa e, quasi sfidandola, ripercorre i diversi modelli di bellezza che le varie epoche hanno imposto alla donna. L’invito continuo a sedurre l’uomo col proprio corpo e con una cura maniacale dei dettagli: i capelli, il profumo, la morbidezza della pelle, il trucco, le unghie, lo sguardo, la scelta dei vestiti, il modo di camminare. Con una disamina brillante, pungente, comica, a tratti amara, la donna commenta questi “tutorial” di repertorio, spesso talmente assurdi, sessisti e “fuori tempo” da essere già estremamente eloquenti senza aggiungere altro.
99 ingredienti +1 con Paolo Calabresi e Francesco Leo
Il cortometraggio racconta le peripezie di un aspirante cuoco alle prese con uno chef dai modi e le idee piuttosto bizzarri… Una imperdibile lezione di cucina attraverso una serie di flashback d’archivio e saggezze sulla tradizione culinaria italiana.
100 Ciak con Federico Maria Galante
Un giovane uomo cammina per le strade di Roma passando vicino ai luoghi che hanno fatto grande il cinema italiano. La sua voce fuori campo inizia a raccontare la storia della sua famiglia, l’orgoglio di aver partecipato a centinaia di film che hanno fatto la storia del cinema seppure solo… come comparsa. Inizia un racconto fatto di immagini di backstage di grandi film, di registi indimenticabili sul set, serate di prime cinematografiche passate alla storia, dove in secondo piano – e mai del tutto distinguibile – c’è qualcuno dei suoi numerosi parenti che spesso hanno solo un nome e una storia da raccontare. Perché, dopotutto, non è importante chi sia, l’importante è che sia stato lì.