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Nottefonda, la sofferenza umana di un lutto nel film di Giuseppe Mieli Di Mauro con Francesco Di Leva

Il buio della notte accompagna la spasmodica ricerca, disperata, di un uomo che non riesce ad accettare la morte della moglie: Nottefonda di Giuseppe Miale Di Mauro segue Ciro, nel ruolo Francesco Di Leva, nel suo lento, doloroso, oscuro percorso per il superamento del lutto, in cui si perde, tra la droga e l’ossessione di trovare il pirata della strada che ha stroncato la vita del suo amore, insieme al figlio Luigi (Mario Di Leva), che cerca di aiutare il padre a ritrovare il senno ed abbandonare una volta per tutte l’abitacolo della sua macchina.

«Avevo in mente questa storia da anni e per il personaggio di Ciro ho sempre pensato a Di Leva, anche nel mio romanzo, La strada degli americani, a cui il film si ispira – ha raccontato il regista durante la presentazione alla Festa del Cinema –  grazie alla collaborazione alla sceneggiatura dello stesso Francesco e di Bruno Oliviero, che ha accettato di partecipare al progetto, dopo il suo David di Donatello per Ariaferma, condividendo il nostro obiettivo: raccontare una storia universale che partisse dalla periferia Est di Napoli, San Giovanni a Teduccio, da cui tutti e tre veniamo».

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Una storia che si sviluppa tra la sofferenza e la dipendenza da crack in cui affoga Ciro, anche se: «Non è davvero un tossico, ma ha trovato in quella droga uno sfogo per uscire dalla traversata del lutto – ha chiarito Di Leva – è un uomo che sprofonda in un abisso e prova in tutti i modi a risalire a galla dopo aver raggiunto il punto più profondo ed oscuro della sua esistenza, sperando di vedere presto la luce. Per restituire al personaggio questo dolore, questa fatica, ma anche questa tenerezza che si porta dietro come un macigno ho lavorato molto sul silenzio. Ciro evita di incontrare gli sguardi degli altri, di confrontarsi con le persone, finanche di incontrarle, sfugge, in sintesi, a qualsiasi contatto umano perché implicherebbe un confronto. Lui sa che è il momento di essere invaso dalla sofferenza, vuole percepirla come ultima, grande, esperienza di amore verso la moglie, gli altri, la vita del giorno, vengono dopo».

A condividere con lui questa esperienza difficile, ossessiva, il figlio di Di Leva, Mario: «Ho capito che avevo accanto una persona che soffriva tanto e mi sentivo in dovere di aiutarlo ad uscire dal baratro: Luigi per Ciro è un pilastro fondamentale».

 A sfilare sul red carpet del festival, insieme al regista, al cast e ai produttori della Mad Entertainment, anche i 30 ragazzi del Nest, il teatro fondato da di Leva insieme a Di Mauro e ad Adriano Pantaleo (nel film Carmine).

«Sono i nostri ragazzi, siamo partiti con un pulmino da Napoli per portarli con noi – ha concluso Di Leva – sono loro che accompagnano, anzi si stanno appropriando del Nest, ed è giusto che siano venuti a prendersi quello che gli è dovuto: la passerella di San Giovanni a Teduccio sul tappeto rosso».

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