La storia vera di Andrea Romanelli, ingegnere aeronautico, progettista navale e velista, scomparso in mare più di 25 anni fa diventa un documentario toccante, struggente, intimo: No more trouble – Cosa rimane di una tempesta, scritto e diretto dal figlio agli esordi Tommaso Romanelli, anche produttore del progetto con Teorema Studio insieme ad Indigo Film, ha aperto la sezione Panorama Italia di Alice nella Città.
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«Ho avuto bisogno di tempo per maturare le informazioni che ho recuperato su mio padre che si sono fatte largo pian piano dentro di me – racconta il regista – è stato come ricomporre una figura che conoscevo soltanto in parte. Ho raccolto tanti elementi e li ho messi insieme per ricavare la sua storia completa. Ho deciso di essere anche produttore del documentario proprio per rispettare i miei tempi di metabolizzazione, nessuno poteva dettarli dall’esterno: ero l’unico a poter seguire il tempo naturale delle emozioni e delle relazioni che si andavano lentamente ricostruendo».
Romanelli tentava insieme a Giovanni Soldini il record nella traversata dell’oceano Atlantico da Ovest ad Est in barca a vela nel 1988, quando nella notte del 3 aprile, a sole 400 miglia dal traguardo di Capo Lizard, una tempesta rompe la quiete della navigazione, un’onda anomala travolge l’imbarcazione, e di Romanelli si perdono completamente le tracce.
Tommaso aveva solamente 4 anni all’epoca. Oggi cerca di ricostruire il mosaico di una figura paterna che ha perso troppo presto per poterne avere memoria, che ricostruisce attraverso i ricordi dei compagni di equipaggio di Andrea, oltre a Giovanni Soldini, anche Bruno Laurent, Andrea Tarlarini e Guido Broggi, sua moglie Fabrizia Maggi, suo fratello Marco e l’amico e cognato Emanuele Maggi.
«È stata una ricerca molto faticosa all’inizio, ed anche molto dolorosa – riflette Romanelli –ma nel documentario non c’è soltanto questo: ad un grande dolore corrisponde la grande gioia di aver rivisto mio padre felice, con le persone con cui stava bene e condivideva il suo sogno e la sua passione. Ho attraversato tutte le emozioni possibili lavorando al documentario, dalle più oscure alle più luminose. È stato un grande viaggio».
Il documentario concorre per il Premio Raffaella Fioretta e sarà accompagnato dal regista e da Giovanni Soldini.