HomeCiak In MostraCiak In Mostra 2023Il muro che non c’è più

Il muro che non c’è più

La seconda giornata di Venezia 80 ha certificato ieri un nuovo passo avanti nella tendenza alla distruzione del muro che ha separato per anni i film, chi li scriveva, realizzava e interpretava dal mondo della serialità, anche quella autoriale. La Mostra del Lido, che è stata tra le prime anni fa ad aprire le sue porte a un genere che ha lasciato il termine fiction alla tv generalista per consegnare alla parola serie dignità cinematografica, ha ospitato, fuori concorso nella selezione ufficiale, l’anteprima di D’argent et de sang, del francese Xavier Giannoli, in cui Vincent Lindon, attore feticcio del cinema francese, ha accettato il ruolo di protagonista, scegliendo di abbandonare i tempi rapidi del cinema per lavorare oltre un anno sul set di questa serie. E lui, coprotagonista nel 2021 del rivoluzionario Titane, Palma d’oro a Cannes, ha definito ieri il ruolo nella serie di Giannoli
«il più importante della carriera», dimostrando anche al recalcitrante pubblico francese che ormai le differenze tra cinema e serie non hanno più ragione di esistere. Una tendenza predetta dieci anni fa da Bernardo Bertolucci, primo grande del cinema a dirsi convinto che “le serie saranno sempre di più il nuovo terreno di espressione del cinema d’autore”. Da allora la direzione presa da autori e produttori è stata quella, anche se percorsa con lentezza. Almeno fino all’avvento della pandemia, che ha accelerato il fenomeno, certificato lo scorso febbraio in un altro grande festival, la Berlinale, nientemeno che da sua maestà Steven Spielberg, che ha annunciato la sua prima serie da regista, tratta da un progetto di Stanley Kubrick. Di poco successivo è l’annuncio che persino Robert De Niro si dedicherà a una serie, protagonista e produttore esecutivo di Zero Day, un thriller politico per Netflix. Nel frattempo, le serie stanno conquistando anche i grandi festival.
E se a Cannes in maggio a creare vero scalpore sono state le gesta di Lily Rose Depp nella serie The Idol, due mesi prima, alla Berlinale, è stato l’italiano The Good Mothers di Elisa Amoruso, ispirato alla storia vera di Lea Garofalo, il primo titolo vincitore del Series Awards istituito da quel festival prestigioso. Una buona notizia per l’intero comparto audiovisivo italiano, che nella serialità d’autore occupa posizioni d’avanguardia.

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